Venerdì 29 agosto 2014 – senza Santi in Paradiso – Redazione di SUD, Gioia Tauro

Eccola, la cazzata di fine agosto! Islamofobia. Ecchevordì? Avrebbe esclamato il personaggio che Enrico Montesano presentò alla Rai nei lontani anni settanta…

Islamofobia mi fa venire l’orticaria come omofobia e femminicidio. Parole che non significano proprio nulla. Neologismi che intossicano i rapporti e creano barricate, anzi muri di gomma, fra la gente. E che offendono l’intelligenza e l’umanità di ognuno di noi.

Islamofobia. Bah! Peraltro, mi sembra che la misura la stia colmando proprio quella parte di mondo che sta riportando l’Uomo indietro di mille anni e mille. Le gole squarciate e le teste mozzate e il sangue che non si sa più se bagna o sgorga dalla terra sono immagini che, fino a qualche settimana fa, non entravano proprio nei nostri pensieri. Già non tagliamo la gola agli animali da macello. Figuriamoci ad un uomo.

Una donna sepolta viva, poi, e con la testa lasciata fuori dalla fossa per essere presa a sassate fino alla morte è una vergogna e un abominio che non possono essere perdonati. A nessuno.

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E i bambini massacrati?

E le donne violentate e rese schiave?

E, ancora. Le migliaia di morti ammazzati e abbandonati per strada ricordano orrori che i Padri Greci denunciavano come mostruosità anche nelle tragedie.

E non basta. I proclami di quattro zozzoni che spaventano le moltitudini non sono più sopportabili. Perché cozzano, e di brutto, con i passi da gigante che l’Occidente ha faticosamente compiuto verso la democrazia e la fratellanza. Non a caso, le organizzazioni di aiuto e sostegno ai popoli in difficoltà sono tutte occidentali e rivolte verso gli altri Paesi. E non viceversa.

MA BASTA, PERO’, CON QUESTO SENSO DI COLPA. Qui, se colpe ci sono, sono ben visibili. E parlano lingue coperte da barbe incolte e turbanti impolverati dalla sabbia del deserto. Tutti i deserti. Soprattutto quelli dell’anima. Se di anima si può ancora parlare in quelle terre in cui, anche i più pazienti fra i loro correligionari e connazionali, si sono stancati di vedere morire la gente per sport.

Magdi Cristiano Allam non mi è sempre stato simpatico. A volte, addirittura mi è risultato insopportabile. Come quella volta in cui, tignosamente, venne a fare comizio sulla piazza di Taurianova, applaudito da una sola mano. La gente aveva punito il suo ingenuo tentativo di “fare partito politico a sé”. Puntando su una popolarità che nessuno gli aveva ancora accordato.

Ma Magdi Cristiano Allam è una voce onesta. E, in quanto tale, ha il diritto, anzi il dovere, di levarsi alta e senza censure.

Io non so chi stia tentando di soffocarla, la voce di un musulmano convertito. So che se fosse l’Italia a tentare di farlo, il mio Paese si dovrebbe vergognare.

E so anche che prenderei subito il suo posto. E chiederei a dieci, cento, mille Magdi di gridare assieme a me la verità che si cerca di tenere nascosta.

E’ tempo di Occidente. Di Cristo. Di lasagne col ragù di maiale. Di Presepi a Natale. Di Crocifissi nelle scuole e negli uffici.

E’ tempo di donne libere ed emancipate. Di amori omosessuali. Di votazioni ed elezioni.

E’ tempo di abiti moderni. Di passeggiate all’aperto. Di concerti e spettacoli. Di coca cola e nutella.

E’ tempo di libertà e anche di quel pizzico di follia che rende allegri e aiuta nelle angustie quotidiane.

Non è certamente più tempo di lapidazioni, sgozzamenti, distruzioni di luoghi sacri, persecuzioni, stupri e rapimenti.

Ne abbiamo piene le palle, delle cronache sanguinarie dalle terre del dattero. Ma proprio piene.

Fra me e me. Altro che islamofobia!

#iostoconMagdi

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