Lunedì 6 ottobre 2014 – Senza Santi in Paradiso – Redazione SUD, Gioia Tauro

Chi poteva mai dubitarne? Giusto qualche migliaio di scriteriati, scelti fra politici, giornalisti e teleparolai italiani. Quelli che, capello scomposto dalla nottata, braccialetto di corda e metallo povero al polso, mocassino senza calzino al piede, kebab e caviale in borsa, amante altolocato e bici arcobaleno alla marino parcheggiata tignosamente nell’androne condominiale, non perdono occasione per somigliare – mioddio! – alla tal Boldrini, mamma di tutti i migranti immigrati stanziali sul suolo italico. Quelli che, come la loro musa ispiratrice, pur di difendere una posizione garantista  #desinistra, si farebbero fotografare anche con Lola Falana, presentandola come una fuggiasca da chissà quale eccidio tribale africano.

Quel popolo di “scelti” che continua a difendere l’obbrobrio di Mare Nostrum come fosse il massimo dell’emancipazione umana, dopo l’invenzione della ruota.

Sono loro quasi a gioire dell’arrivo del tremendissimo virus Ebola anche sulla terra d’Europa. Perché così l’Occidente cattivo e spaventato tirerà fuori dai cassetti – o dal cilindro – il fantomatico vaccino. Quello che, secondo la fantastampa, sarebbe nato prima ancora del virus stesso, nato esso stesso in laboratorio. Cazzate su cazzate, tanto per continuare a smerdare questo nostro Occidente, già abbastanza crocifisso per la creazione del tanto odiato capitalismo, da cui, però, tutti traiamo benefici a gogò. Tutti. Anche quegli stronzi con la vita gonfia di capitalismo di ogni generazione e la bocca piena di sinistrismo noglobal e l’inseparabile smartphone, che tutti cagano, ma che tutti hanno in tasca, in mano e chissà dov’altro…

Eppure gioiscono, gli ipocriti, ogni volta che l’Occidente se la prende in quel posto. Fanatici come sono dell’esotismo. Dell’altrismo. Anche di quello violento, spietato, sporco di sangue innocente. Anche dell’Isis che avanza giorno dopo giorno con minacce e continui massacri.

Anche di quel folle malato e non controllato esotismo, fatto di centinaia di barconi di disperati che, giornalmente, sbarcano sulle nostre coste, vittime, per colpa nostra e del nostro strafottutissimo buonismo, di schiavisti e negrieri, che li seviziano da quando li incontrano la prima volta fino a quando non li scaricano, debilitati e smarriti, sulle nostre coste.

E, per colpa loro, degli ipocriti occidentali antioccidente, chi dissente dovrebbe sentirsi schifoso quanto una merda. Dovrebbe, anzi, abbandonare il suolo patrio e sparire in qualche tundra senza nome, aspettando il gelo della notte. E, magari, la morte livellatrice. Magari, in un gulag di staliniana memoria.

Stiamo impazzendo, Occidente. E Tu saresti la nostra malattia, a dirla tutta. Chi Ti ama e Ti rispetta, sarebbe da eliminare. Mentre il rispetto dovrebbe essere doveroso solo nei confronti di chi Ti copre di sputi ed insulti ad ogni piè sospinto.

Se decidiamo di difenderti, siamo passibili di querele e condanne. Parlane, di questo, con l’Ordine dei giornalisti a proposito degli zingari: ne imparerai delle belle.

Ecco perché, bastian contrario per indole, Ti chiedo di alzare Muraglie in mezzo al mare, sui monti, nelle piane, sulle dolci colline e in riva ai tormentati ruscelli. Ti chiedo di difenderTi da ogni invasione, umana, virale, culturale, religiosa, artistica, finanziaria, economica, bellica, gastronomica…

Ti chiedo di salvaguardare il ragù di mamma, il centrino al chiacchierino di nonna, il mezzotoscano di nonno, i libri di papà, le uscite notturne dei ragazzi e delle ragazze, lo scooter a sedici anni, la bouillabaisse, i crauti, il currywurst, la pignolata e il Colosseo. Il Prater, la Tour, Big Ben, il Prado e il Partenone. I Bronzi di Riace e la Venere di Milo.

La memoria di Einstein, di Sabin, di Alva Edison, Meucci.

Oriana. Benedetto XVI.

Le bonifiche del Ventennio. Marinetti e Pirandello. D’Annunzio e Foscolo.

Ti chiedo di salvare la vita ai nostri Cari, agli Amici, ai nostri medici, infermieri, barellieri e inservienti.

Ti chiedo, Grande Occidente, di scegliere di fermare l’avanzata e, soprattutto, di andare a misurare la qualità di chi ha già varcato il primo miglio.

Se proprio devo morire, che sia morte di casa mia. Quella che conosco da millenni. Almeno quella.

Fra me e me. Senza ipocrite catene.

 

 

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