Venerdì 10 ottobre 2014 – Manca poc’a sanginnàr – A Sud di Napoli, circa

Lamamma dell’aggressore parla di “shcherzo”… Un gioco, praticamente… E’ l’aggredito che non l’ha capito…

Chill’o guagliun fregdt xccvd agetae òanycycb amic acbfbct etrrea a iulenz agstdf bravoragazzo fgfgcbsfat cgfvxvzce lajrgtvt giocavano gcgdvdcqf3 3brbucn o cumpressò acaczrtevfbn bcbcge esaggerat cgadacebt ciurbcbx evvabbuon! Hagfaftxv efstav movirimm! Ascsgxtg bxvztevn tuttosì, ma tentato omicidio no!”

Azz! Risponderei. E cosa, se non quello?

I fatti, per come li conosciamo: C’è un autolavaggio, nel quartiere Pianura a Napoli. C’è un ragazzino con qualche chilo in più: ha quattordici anni. C’è un ventiquattrenne che lo prende in giro. Anche pesantemente. Per farlo, chiede aiuto ad altri due suoi coetanei: probabilmente, da solo non gli bastano i coglioni. Non si ferma al limite della decenza e, eccitato dalla sua stessa cazzonaggine, prende il compressore che serve a lavare le auto, abbassa i pantaloni al ragazzino e gli ficca la punta nell’ano. E soffia. Fino a spaccargli le budella.

“Fargetdfbdagace gavdvf aghhhen stavascherzando. Gafterebc nnnaggav troppesaggerazzion!”

Troppa esagerazione? Io non parlerei neanche di tentato omicidio, ma di omicidio vero e proprio. Perché la vita, il ragazzino napoletano quattordicenne,  dovrà ricostruirsela di nuovo tutta. Come se, salvandosi (e glielo auguriamo) da questa immane violenza, rinascesse per la seconda volta. Ma, questa volta, da un incubo!

Anche se non è il solo a doverlo fare…

La Napoli che scende in piazza contro le Forze dell’Ordine che tentano di fermare tre su uno scooter, la Napoli che ha sindaco quel De Magistris che, pur magistrato, non accetta la Legge, la Napoli che considera uno “shcherzo” un tentato omicidio, questa Napoli ha bisogno di cure. E rapide!

Perché non se ne accorge che è andata oltre, che sta uccidendo Napoli. Quella Bella Napoli che tutto il mondo ama proprio per la sua umanità, solarità e accoglienza.

Cosa resta di Napoli, a Napoli, a parte i nostri più cari amici? Poco, o niente. Anche l’artigianato puzza di Cina. Le pizzellefritte ai Quartieri non sanno più di pasta cresciuta e pummarola ncoppa. Le vongole sono filippine e i cornetti col gobbo sono di plastica. Il corallo arriva da chissà dove. I cammei sono incisi con le macchine e la gente è “fuor’e cap”!

Quando Napoli stessa non si scandalizza di fatti gravi, come la violenza sull’adolescente, allora vuol dire che la misura è colma.

Amo questa città da sempre. Mi considero, in parte, napoletano. La riconosco come mia prima Capitale, derisa, stuprata e saccheggiata dal generale dei mercenari al soldo della massoneria savoiarda. Giro per i Quartieri Spagnoli inebriandomi del sentimento di anarchia che trasuda da ogni mattone. Mi perdo nelle sue Opere. Godo della cucina e della vista del golfo. Ho Posillipo nell’anima. Custodisco nel cuore l’Amicizia pura che pochi come i Napoletani veri sanno regalare. Ma mi indigno di questo sottopopolo di barbari invasati che, spacciandosi per napoletani, egocentralizzano la finta napoletanità e vogliono rappresentarla come fosse quella vera. Seh, vabbuò…

 

 

 

 

 

 

 

Io non ci voglio credere che la Città del Vesuvio non si svegli e non decida, una per tutte, di cacciarli via, di esiliarli, di disfarsi di questi senzapatria, violenti e perniciosi.

Napoli non è quest’arroganza. Napoli non è questo farwest. Napoli è civiltà, arte e cultura.

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Ma lo deve ricordare, innanzitutto, Napoli!

Al ragazzo ricoverato in ospedale, e che lotta fra la vita e la morte, alla sua mamma e alla sua famiglia, va la mia amicizia e il mio pensiero. A lui, auguro una forza e una tenacia da combattente. A chi non lo ha rispettato e non lo ha capito, anni di galera. Dura.

Frammèemmè, iammbell…

 

 

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