Venerdì 24 ottobre 2014 – Sant’Antonio Maria Claret – Redazione di SUD, Area industriale, porto di Gioia Tauro

Michael Zehaf-Bibeau, 32 anni, islamico. L’attentatore, assassino, di Ottawa.

Nathan Cirillo, di 24 anni, la vittima italocanadese. Un eroe buono.

E sono arrivati. Anzi, non se ne sono mai andati, i terroristi musulmani. Perché sono figli di immigrati, o loro parenti. Sono nati in Occidente e lo odiano pure. A prescindere. Forse, perché non ce l’hanno fatta. O, magari, perché i loro genitori ce l’hanno fatta eccome. Ma, probabilmente, non gli basta! Abbiamo capito da tempo che Isis è una sorta di bastardo, figlio dell’incontro fra il peggio dell’islam e il peggio dell’Occidente imbarbarito.

I proclami partono, sì, da terre lontane e desertiche senza un filo d’erba se non quella che ti ubriaca, ma sono confezionati in perfetta lingua inglese. Già! Perché i nuovi saraceni, i nuovi mori, sono di sangue talmente misto che non se ne trova più la radice primaria; ma di una cosa si è certi: sul certificato di nascita, il luogo del primo vagito è ad ovest di Damasco, a nord di Tripoli e Tunisi, e ben affogato in Piccadilly Circus, Piazza del Popolo, Place Vendome, Alexanderplatz…

Questi mocciosi tagliateste sono figli della banlieue più cretina e ottusa di mille Occidenti. Sono quegli ignoranti più ignoranti in classi di ignoranti che distruggono le nostre scuole anche con la sola presenza alle lezioni. Oggi tagliano le gole, come prima celebravano messe nere per trombare, e prima ancora si facevano di colle ed eroina fino a schiantarsi le budella e, prima prima ancora, erano essenza pura di violentissima Arancia Meccanica. Se mai siano esistiti “prima prima ancora”.

Sono, infatti, i figli della migrazione forzata di questi ultimissimi decenni. Anzi, i nipoti. Di quest’impossibile integrazione fra civiltà lontane. Che politici ciechi e sordi continuano ad auspicare. Che interi popoli non vogliono neanche immaginare. Che barconi carichi a mille e mille non ci pensano ad attuare.

Perché, per chi arriva sulle nostre terre, integrazione vuol dire che NOI dobbiamo integrarci a loro. Che NOI dobbiamo sopportare i loro maltrattamenti alle donne, fino all’infibulazione, i loro maltrattamenti agli animali, che devono gocciolare sangue per ore, i loro maltrattamenti a chi è diverso da loro (praticamente, tutto il mondo non musulmano).

E, ripeto, peggio di loro, sono i nuovi nati in case di confine etnicosociale. I figli del degrado di milioni di matrimoni misti senza giudizio. Non sempre, infatti, l’incontro di popoli e sentimenti è cosa ben fatta. Non sempre è cosa giusta. E i risultati li tocchiamo con mano.

Le migliaia di miliziani jihadisti islamici nati in Occidente, figli anche di occidentali, senza nemmeno conoscere una solo parola di Corano invocano Allah. Un dio che non possono nemmeno concepire.  Mentre ammazzano chiunque capiti loro a tiro.

Uomini e donne, bambini e anziani. Cristiani e non. Un vero genocidio. Uno sterminio di oggi. Ancor più drammatico, se diventa inutile quello perpetrato da nazisti e stalinisti nel secolo scorso.

Questi bamboccioni tagliatole fanno loro la peggior ortodossia islamica e la moltiplicano fino all’esasperazione. La impongono a civili inermi. La condividono, come una stretta di mano, con quella fascia di popolazione ignorante che nelle terre occupate crede più a loro che ad Allah. E regnano.

Corsari da deserto. Pirati di anime. Boia da genocidio, dunque.

Una vergogna che nasce da una vergogna. Sì, da quell’incontro inutile di povertà di spirito interrazziale da periferia di metropoli dell’Ovest. Fatto di bionde incantate dal fascino del ricciolo moro o di lunghe trecce corvine cadute sotto i colpi dell’occhio ceruleo. Inutile e dannoso.

Isis? Un’aberrazione in cui non si riconosce nessuno, proprio perché è patrimonio genetico condiviso. E il Male ognuno cerca di scacciarlo, di esorcizzarlo allontanandolo da sé.

Mentre tutti sanno di averlo allattato e fatto crescere con quella stupida indifferenza fatta passare per rispetto dell’altro. Quando non era altro che Ottusità. Appunto.

Oggi moriamo sotto i colpi di questa generazione violenta di migranti della morte, di trasportatori di odio. A cui non diamo un dio, se non quello del terrore. E che dovremmo, invece, chiamare per nome: FALLIMENTO DELLA POLITICA SOCIALE DELL’OCCIDENTE. Per troppa generosità…

Fra me e me. Sognando la Muraglia.

 

 

 

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