Venerdì 2 gennaio 2015 – Compleanno di Papà – Redazione SUD, Area industriale Porto Gioia Tauro 

Fosse vissuto, oggi avrebbe spento novanta candeline. Ma mio Padre è morto 15 anni fa, ucciso da una trasfusione avvelenata dal sangue malato di chissà chi. Non ho mai perdonato i medici che non hanno controllato. Il perdono, del resto, spetta a D*o, ed io non sono D*o.

Ma se fosse ancora fra noi, leggendo, oggi,  la prima pagina de Il Giornale, approverebbe!

Bisogna impedire agli italiani di partire per Paesi difficili. – mi direbbe, con gli occhiali da vista poggiati sul naso, mentre prenderemmo ancora insieme il caffè fatto da mamma e servito nelle chicchere col bordo d’oro zecchino – Questa gente ci costa soldi, fatiche e figuracce internazionali!

Ed avrebbe ragione!

Che ci andiamo a fare, buonisti del piffero, in giro per il mondo che ci odia? Che partiamo a fare a salvare vite che, una volta in piedi, si armano e ci sparano addosso? Che serve rinunciare alla propria famiglia, ai propri affetti, al proprio futuro, in nome di una solidarietà che non viene mai premiata?

Italiani, brava gente! – diceva qualcuno – e non sbagliava.

Troppo brava, aggiungerei. La bontà nostra è derisa da terroristi e delinquenti, che si travestono da morti di fame, ma ingrassano coi milioni di euro che gli versiamo ad ogni rapimento. E non solo!

Beh, teniamoli a casa i buonisti scriteriati. Se proprio vogliono darsi da fare, vadano per periferie, per paesini di provincia, per villaggi fantasma sul suolo italiano. Vadano a curare i nostri anziani, gli ammalati, i nostri disabili, le persone sole, chi è senza lavoro, chi tenta il suicidio per fame, per malaLegge, per maloStato. Montino ospedali da campo in questa Italia senza Sanità. Raddoppino i centri TAC, di analisi cliniche, di risonanza magnetica. Pensino a ristrutturare le scuole cadenti, gli uffici statali fatiscenti, le case dei poveri. Le opere d’arte. I siti archeologici. I castelli e le chiese.

Restino a dare una mano a questo nostro Paese messo in ginocchio anche da loro, da questi ingrati che aiutiamo su tutto il pianeta e anche in casa nostra. In questa casa invasa, snaturata, derisa e ricattata.

E’ qui e ora, la guerra! Tutto il resto è routine. Una certa parte del mondo ha capito che creare nuove vacche da mungere era il segreto per vivere grasso. Il pascolo è il campo di battaglia che gestiscono comodamente sotto le proprie finestre, le vacche siamo noi. Con le ONG, i volontari esaltati, i professionisti senza posto di lavoro disponibili alla missione, le associazioni che chiedono costantemente due euro via sms e telefono di casa… Una mungitura continua che serve solo a foraggiare combattenti e guerre che non ci dovrebbero interessare.

Mo’ basta! Io non verso più un centesimo. La solidarietà la tengo tutta per i poveri d’Italia. E resto nel mio Paese. Ché qui c’è bisogno anche di me. Eccome!

Non passa un mese che i nostri Servizi non debbano cavare dai casini questo o quel cooperante, medico, monaco, operaio, militare.  E passi per chi cade mentre lavora per garantire la pagnotta ai propri figli. Ma i nuovi santi martiri, no. Quelli bisogna fermarli. Si cacciano nei guai ad ogni piè sospinto. Amano più le terre altrui che la nostra, costata sangue ai nostri antenati. Darebbero la vita (a parole) per tutti gli dei del mondo, tranne che per il Nostro, che l’ha data per loro e per i loro antenati e pronipoti…

Esaltati, ingrati e, spesso, traditori.

Queste due ultime ragazzine, Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, riportiamole a casa, poi finiamola.

E riportiamo a casa i militari. Tutti. Ché, tanto, le missioni di pace si sono trasformate in campagne di guerra. Nostro malgrado.

Sarà duro ammetterlo, ma è così! Lo sappiamo tutti e lo sanno anche loro, i velati di mezzo mondo, che la guerra è un affare economico esagerato. Gli interessi internazionali, sia governativi che privati, sono mastodontici. Ma a prenderla in culo siamo sempre noi, titolari di utenza telefonica o carta di credito da cui dover estrapolare, quotidianamente, decine di euro per la solidarietà mal riposta.

Amen.

Fra me e me, sempre più convinto.

 

 

 

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