Sabato 13 giugno 2015 – Sant’Antonio da Padova – a casa, a Taurianova

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Pensava, ingenuamente, la Calabria, di non dover patire più le angosce del viaggio che hanno accompagnato le generazioni precedenti e successive all’unità sabauda della penisola. Lo sperava, almeno. Ma, affidando i sogni all’ANAS, ha toppato per l’ennesima volta. L’A3 non è un angolo di paradiso. Non lo è mai stato. Ma, oggi, è il simbolo di una secolare presa per i fondelli per il popolo calabrese. Di una vergogna senza fine. Non sono ancora sgonfi i palloncini della festa d’inaugurazione del tratto Palmi – Reggio Calabria, con le sue larghe ed illuminate gallerie al posto dei viadotti di carta velina e senza protezioni adeguate, che l’Italia s’è presa la rivincita sulle gioie troppo poco contenute della sua regione più estrema. In tutto.

IMG_2869(viadotto Italia)

 

Lo scorso Marzo, il viadotto che, guarda caso, prende il nome proprio dal Paese, quel viadotto Italia tanto temuto da chi soffre di vertigini e agorafobia, s’è lacerato a metà cammino. Separando ancora una volta l’Italia dalla Calabria. Da quel maledetto giorno, il sentiero da seguire perché Roma raggiunga Reggio Calabria è stretto e tortuoso e attraversa faticosamente le montagne intorno a Laino e Mormanno. Bello e buono per il trekking, meno per TIR, pullman di linea, viaggiatori in generale. Una frattura che offende, anche e soprattutto, la già sofferente economia calabrese, vittima dell’immobilismo politico e amministrativo e dell’arrogante strapotere di vecchi satrapi d’amministrazione incartapecoriti e arrugginiti intorno alla colonna dell’autocelebrazione egocentrica e personale. Ma i giovani, no. Loro non ci stanno. E remano con vigore. Lo fanno con rabbia e tenacia. Coraggio e convinzione.

IMG_2751(Giovanni Cosenza e Daniele Rossi)

 

E’ il caso, eclatante oggi, degli appartenenti a #lacalabriacherema, prima un ashtag, oggi una vera e propria associazione di tutela della Calabria e dei suoi valori. Il combattivo Daniele Rossi, affermato imprenditore catanzarese e fondatore dell’associazione, attento alle necessità della propria terra, ha convocato i suoi colleghi, i giornalisti e “chi non ci sta” e, a bordo di pullman che l’associazione ha messo a disposizione, ha raggiunto il luogo della “frattura”, scortato dal sindaco di Laino Castello, Giovanni Cosenza, per un sitin di protesta.

“Il nostro obiettivo – ha affermato Daniele Rossi – è quello di lanciare un messaggio forte, un monito alla partecipazione e al risveglio di una comunità che non può più vivere nel silenzio assecondando tutte quelle azioni che hanno portato al collasso l’intero Paese.”

Da marzo, l’Italia s’è fermata a Laino Borgo. L’Italia arresta la sua corsa fra le montagne calabre, dove il cedimento strutturale del Viadotto, oltre a provocare la morte di un venticinquenne di origini romene, ha di fatto reso inagibile il tratto di strada che collega la Calabria al resto della penisola.

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La “rivoluzione degli onesti”, dunque, è partita da Laino, con in testa gli imprenditori calabresi.

Ci sono i giovani, con la loro sete di cambiamento, ci sono i giornalisti coraggiosi, ci sono i calabresi che non ci stanno più!Il presidente Rossi ne è convinto: “La Calabria si è rotta, ma noi, come calabresi e come italiani, dobbiamo lavorare per ricostruirla. Dal Viadotto Italia i messaggi lanciati sono chiari e inequivocabili: la Calabria che rema ha bisogno di rivoluzione, ha fame di coraggio e partecipazione perché i remi sono pesanti e non bastano solo le parole per far navigare il Paese. Servono braccia forti e menti caparbie, serve unione e compattezza.”

Fra me e me. Remando

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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