Giovedì 14 Aprile 2016 – Sant’Abbondio – dall’Italia, Paese libero e democratico

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Gentili signore musulmane,

siete arrivate in Italia, in Europa, in Occidente. Siete, ormai e ob torto collo, una realtà. Ci piaccia o no. Vi incontriamo per la strada, davanti alle scuole frequentate dai vostri e nostri figli, al mercato, dal fornaio, a volte dal parrucchiere. Partecipate alle nostre feste. Perfino alle sfilate di carnevale coi vostri bambini in maschera. Siete puntualmente in fila davanti ai portoni delle caritas diocesane, che distribuiscono, soprattutto a voi, la spesa quotidiana. Cucinate benissimo dei piatti succulenti e, perché no, invitanti, il cui profumo forte entra dai pori dei muri fino nelle nostre anime. Abitate nelle case a fianco alle nostre. A volte, le occupate con la forza e l’arroganza. A volte.

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Acquistate i cosmetici dai nostri profumieri e, sotto quei veli punitivi della vostra bellezza, vestite seguendo la moda occidentale. Ma… solo sotto i vostri tradizionali veli. Che per voi sono simbolo di appartenenza e orgoglio religioso e morale. Nei vostri Paesi d’origine, anche obbligatori. Pena, a volte, il pubblico ludibrio, la frusta, la lapidazione.

Praticate, ancora in troppe, nel silenzio complice delle istituzioni e in barba alle leggi che le vietano, la deplorevole e clandestina tradizione della mutilazione dei genitali e l’inconcepibile assuefazione alla sottomissione al maschio e alle sue pretese. Sia come donne, sia come mogli e madri.

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Non amate, voi per prime, chi non condivide le vostre leggi, le vostre regole, e, a stento, ne accettate la vicinanza, l’amicizia, l’affetto.

Nonostante tutto, venite ad abitare le nostre terre e le pretendete vostre. Quasi le aveste sudate.

Vi lasciamo fare. Anzi, vi incoraggiamo pure,  accogliendovi e creando motivo, ipocritamente imposto, di conoscenza e condivisione. Compatiamo. Spesso, subiamo e patiamo. Ma, ci dicono, Dio lo vuole. E il Mercato anche. E anche il Potere ci mette la sua.

Ora, se vogliamo dirla tutta, giocate abbastanza sporca la carta dell’integrazione. Eh, sì! Perché, vedete, care signore islamiche, l’integrazione è una cosa seria. Ed è chi arriva in un Paese straniero che si deve adeguare alle Leggi e alle Regole di quella terra così generosa da accoglierlo. Anche se è di passaggio.

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Lo dimostrano le nostre donne che, ospiti anche temporanee dei vostri Stati, scendono da aerei, navi, automobili, a capo coperto. Per rispetto a voi e alle vostre tradizioni e dimentiche delle lotte, delle battaglie, delle guerre, che le loro – le nostre – antenate, hanno combattuto per ottenere le miracolose PARI OPPORTUNITA’.

Sapete, voi, cosa siano le PARI OPPORTUNITA’? Sono, per dirla come fra le bancarelle del mercato, la LIBERTA’. Il riconoscimento dell’UGUAGLIANZA fra le persone. Uomini o donne che siano. A prescindere da tutto. Anche dai costumi sentimentali e sessuali, per esempio. E non solo da quelli.

Le nostre mamme, le nostre nonne hanno versato il loro sangue per “scoprirsi il capo”, e, oggi, perfino nella Casa di Dio entrano fiere della loro meravigliosa DIGNITA’.

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Ergo, gentilissime signore dell’Islam, così come mia sorella e mia mamma si coprono il capo a casa vostra, abbiate la decenza e la cortesia di scoprire il vostro fin quando avrete necessità di abitare in queste contrade.

Per rispetto.

Fra me e me. Orgoglioso di essere figlio, nipote, fratello, zio, amico e semplice vicino di casa di DONNE LIBERE

 

 

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