Giovedì 26 maggio 2016 – senza Santi in paradiso – Redazione Sud, Calabria

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E di cosa mai dovremmo scandalizzarci? Questo mondaccio schifoso si è talmente involgarito, è talmente maleducato, talmente abbandonato a se stesso, che, ormai, non proviamo più vergogna di niente. Siamo in mano agli ignoranti. Scolarizzati di bassa lega, figli di quegli insegnanti del sei politico, del 18 politico, che qualcuno avrebbe dovuto bloccare a cannonate, invece di sdoganarlo. Capre sessantottine senza cultura. Senza stile. Sciatti nella persona e nell’anima, se mai ne avessero una. Tamarri della lingua italiana e dello stile che il mondo ci invidiava. Quelli, per intenderci, che usano “piuttosto che” come congiunzione. Orrori umani e sociali senza freno, senza ritegno.

Ovunque andiamo, siamo circondati. Dal mercato rionale, dove, se non ti va di acquistare le schifezze di serra dai “pakitaliani”, la frutta te la tirano dietro con i vaffanculo, fino alla chiesa, dove, dall’ambone, insulsi preti senza vocazione né rigoroso contegno parlano della Parola distrattamente e col cellulare in mano. Affondati in scarpe di coccodrillo e ingioiellati come madonne tzigane in processione.

Non trovi quasi più un “buon avvocato” un “bravo medico” un “maestro giudizioso”.

A scuola, gli “educatori” picchiano i bambini. Li seviziano. O, nel migliore dei casi, li lasciano parcheggiati nella più immonda delle ignoranze. In ospedale, spesso, molto spesso, medici e para maltrattano i malati. Li abbandonano sulle barelle, li strattonano dandogli quel “tu” che non è confidenziale, ma carnefice. Non li curano e, quando va male, li ammazzano e fanno sparire le prove. Nelle case di riposo, i neonazisti in camice bianco sperimentano sugli anziani il finevita più immondo che si sia mai potuto immaginare. Fra martìri e torture, i nonni d’Italia crepano a schiaffi e calci.

Ma la maleducazione non si ferma neanche davanti alle sofferenze più “delicate”.

Non ci bastava la cafonaggine dei programmi dedicati ai morti ammazzati, di cui si fa scempio ogni pomeriggio, ogni sera, ogni notte, nelle zotiche tivvù italiane. Ora siamo passati allo scoutismo più becero e testadicazzo: la responsabile del casting della prossima “fatica” Rai di Francesca Archibugi, Romanzo famigliare, con un annuncio pubblico, cercava:

“… un ragazzo di 15/18 anni di origine araba, una ragazza di 15/18 anni di origine araba, una ragazza di 15/18 anni di origine slava, una ragazza di 15/18 anni di robusta costituzione, una ragazza di 25/30 anni di origine slava con neonato e che allatti ancora, minori di 4, 8 e 12 anni, uomini e donne tra i 4 e i 70 anni con accento livornese; un ragazzo di 15/18 anni nano o con altra disabilità che faccia tenerezza”.

Se commento ancora, mi arrestano!!!

Perché non trovo giustificazione alcuna che possa far perdonare una tale stalinata da gulag siberiano!

In molti hanno risposto con la stessa violenza all’annuncio diramato dalla società che si occupa del reclutamento del cast da corte dei miracoli necessario per chissà quale opera d’arte che la Archibugi vuole mandare in onda. Un padre, invece, ha preferito protestare in maniera più incisiva. Con coraggioso garbo.

[youtube VkpN10YBmng]

Ora finirà tutto all’italiana. La responsabile della gaffe sarà mandata a casa, ma i veri colpevoli, quelli che le hanno chiesto di cercare il “nano e il disabile che faccia tenerezza”, la passeranno liscia. E gli italiani avranno la loro fiction nazimelensa.

Per un’Italia fatta di immigrati clandestini e truffatori di bassa lega, di onorevoli porche e massoni mafiosi, di vescovi sporcaccioni e zingari ladri di case, un film sugli “scemi” non ci sta male.

A star male siamo noi, che i nostri “scemi” li consideriamo una ricchezza dell’anima. Che li viviamo con amore e rispetto. Fra le mille e mille sofferenze e mancanze di uno Stato che dimentica i propri figli, per ingrassare terrorismo e malaffare.

Altro che nani!

#tenerezzastocazzo! Quando sei lasciato da solo e vieni anche deriso o, come oggi, sfruttato per un ciac in più!

Vergogna per la rai del canone e vergogna per chi scrive certe sceneggiature paracule

 Fra me e me

 

 

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