Lunedì 5 dicembre 2016 – San Saba, Archimandrita – Redazione SUD, Calabria

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L’Italia ha votato. L’Italia ha scelto. L’Italia ha deciso. Con grande umiltà, il Popolo Italiano ha ammesso di NON essere in grado di cancellare, cambiare, rinnovare la propria Costituzione. Con la stessa modestia, il Popolo Italiano ha affidato, ancora una volta, ai propri parlamentari il compito di farlo. Con maggiore calma e più attenzione di quelle da spendere in un’unica mezza giornata di una domenica prenatalizia. Senza arroganza, magari. Senza secondi fini.

La Costituzione Italiana, pur nata in giorni viziati dal dolore, dalla rivalsa e dalla umana spietatezza, è una delle più ricche e nobili al mondo. Indossa i propri settant’anni con poderosa eleganza e si presenta ancora fresca e vigorosa. Qualche leggera ruga, nascosta qua e là, può essere spianata con attenti e rispettosi interventi, fatti da mani sapienti e con specifiche professionalità.

Ma non io, né il mio simpatico salumiere; non la mia Mamma, né la sua fantasiosa parrucchiera; non il mio innamorato, né il suo autocarrozziere di fiducia, possiamo anche solo immaginare di essere dotati della virtù del Sapere necessario per “manomettere” una così perfetta opera d’arte giuridica.

Eppure, a quello eravamo stati chiamati, fraudolentemente, da una banda di furbe marionette, animate dalle ombre, ingrassate dai poteri occulti, desiderose di darsi una credibile umana personalità, pur conoscendo il vuoto interiore di cui son fatte. Una “accozzaglia” di bamboccioni, choosy e arroganti, che ha creduto di potersi appropriare dell’Italia usandoci come piedi di porco per scardinare la porta del Sancta Sanctorum della nostra Patria. Se l’operazione fosse riuscita, saremmo stati i fabbricanti della corda con la quale ci avrebbero impiccato! I fabbri ferrai che avrebbero battuto, anello dopo anello, la catena della nostra futura schiavitù. Sì, avremmo intrecciato il nerbo col quale ci saremmo fatti frustare senza poter più fiatare, neanche per invocare la Pietà Celeste.

E loro, i ragazzacci del governo coi calzoni corti, avrebbero costruito il proprio futuro di dittatura politica, economica, finanziaria e sociale e ci avrebbero fatto ingoiare rospi velenosi, imponendoci pure la convinzione di averlo voluto fare spontaneamente e “democraticamente”. Una sorta di supposta di Stato. Avvelenata.

Non ci siamo cascati. Grazie alla nostra Italianità. Grazie al nostro modo cazzaro di usare i social. Grazie all’ironia, all’autoironia, alla nostra innata predisposizione ad essere bastian contrario,  anche nei momenti più drammatici. In quelli in cui è richiesta presenza di spirito, e coraggio.

Lo abbiamo guardato e riconosciuto per tempo, quel Re nudo, nella sua svelata stupidità; lo abbiamo smascherato (se mai ce ne fosse stato il bisogno) davanti alla folla dei Paesi del mondo; lo abbiamo rifiutato al cospetto della nostra Coscienza. Lo abbiamo rimandato ai “grembiulini” che ce lo volevano imporre, a comando, imburrato e pronto a scivolarci su per le budella e senza attrito.

Quel sessanta per cento di un’altrettanto altissima percentuale di Votanti, invece, è pesato quanto uno schiaffo, così sonoro che ci impiegherà mesi a riprendersi l’innata cazzonaggine. Intanto, vaga per la Capitale, da Caifa a Pilato, per assicurare, per qualche giorno, una necessaria ordinaria amministrazione.

Poi, sarà valigia, spazzolino e biglietto ferroviario per Firenze. #essalutamassoreta

Scrive Spirlì

 

 

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