Martedì, 4 aprile 2017 – Sant’Isidoro – a Taurianova, nello studio di mio Padre

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Non è ancora arrivato, quel fatidico 25 aprile (in primis, Festa di San Marco e, dunque, onomastico di mio nipote Marco) – il giorno in cui c’è ancora chi si sente vivo, ringalluzzito, al solo pensiero che il fascismo sia finito – che già si avverte nell’aria un olezzo di menzogna e di becero protagonismo. Ad ogni annata, si aggiunge un figlio, un nipote, un pronipote di qualche presunto “eroe” della guerra civile, che vuole godere dei suoi quindici minuti di esposizione pubblica, di talk, di docufiction pseudostorica, durante i quali concionare sulla guerra di liberazione. Quella che ha sporcato di sangue non solo le strade, ma, soprattutto, la dignità degli Italiani, macchiandoci, per sempre, del peggiore dei peccati: il fratricidio e il parricidio.

Settanta e più anni passati nell’odio non hanno ancora  insegnato, a una porzione di questo Popolo quasi meraviglioso, che la Storia si scrive da sola: non la creano né i vincitori, né i vinti. Prima o poi, infatti, le bugie dei vittoriosi vengono scoperte e la guerra riprende. Già! La guerra. Quella che i finti vincitori continuano a deprecare pubblicamente, ma di cui si beano nei racconti. Salvo, poi, dover fare i conti coi propri incubi.

Le innegabili schifezze perpetrate sui civili, a fine conflitto, non hanno giustificazione. Fascisti o no!  E sono sicuro che i protagonisti di quelle porcate siano proprio gli stessi che, nel corso di questi maledetti settant’anni, abbiano inventato una nobiltà che quella guerra non ha avuto. Non sono nobili quegli stupri, gli omicidi, i ferri di cavallo inchiodati alle mani e ai piedi di gente inerme, le sevizie, le torture, le foibe… Così come non lo erano stati i lager, le leggi razziali, le purghe…

E non è nobile, oggi, a parer mio, continuare a mentire. Né continuare a riesumare fantasmi di un passato che E’ PASSATO, per cercare di rattoppare un presente sbrindellato e senza dignità. Figlio di una ricostruzione fasulla e di una rivoluzione politica e sociale postsessantottina, ignorante, proterva e stronza. Tanto per rimanere alle chiacchiere da bar della piazza e senza voler intavolare discorsoni da convegno mondiale sul XX secolo.

Non finiranno le repliche televisive pasquali di tutti i gesucristi cinematografici, che cominceranno le messe in onda di “testimonianze” di ogni genere su un periodo che, piaccia o no, ha portato l’Italia ad essere una delle Potenze Mondiali. Ma “i Vinti” non avranno, ancora una volta, diritto alla parola. A ciacolare di fascismo e antifascismo saranno, ancora, storici improvvisati, magari trenta/quarantenni; presunti “testimoni”, senza prove alla mano; parenti o eredi di antifascisti veri e presunti. Magari qualche vedova di partigiano. Anche di quelli che lo sono diventati dopo il 25 aprile 1945, dopo il 28 aprile 1945!

O, peggio, si ritaglieranno uno spicchio di palcoscenico quei dannati della storia, nati dieci, vent’anni dopo la fine della guerra, che grondano odio per sentito dire. Per ozio. Perché da piccoli non avevano la televisione. Perché non esserci fa male.

Mussolini riposa. Anche i suoi figli.

L’odio, no.

#frameeme

 

 

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