Sabato, 15 luglio 2017 – San Bonaventura (vigilia della festa della Madonna del Carmine) – a casa Spirlì, Calabria

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Io, un Nonno Buono, fortunatamente, l’ho avuto. Anzi, due!

Di mio Nonno Nino, ricordo la proverbiale bontà e la generosità. Anche un suo dolore incarnato, ingoiato e mai rigettato dopo la morte di Nonna Serafina. Glielo si leggeva negli occhi. E sulla nuca. Sì, aveva la nuca piegata dalla riverenza verso il ricordo di una moglie persa troppo presto.

Di mio Nonno Rocco, non ho ricordi fisici: ero troppo piccolo quando Lui è passato nel mondo a fianco. Ma i racconti di un’intera famiglia me lo fanno respirare come esempio di dedizione a figli e moglie, al lavoro, e ai rapporti di amicizia e parentela. Tutti Lo ricordano come un uomo che ha saputo abbracciare cristianamente la sofferenza di una malattia che lo ha paralizzato e punito a letto per anni.

Di Entrambi mi arrivano perle di saggezza che io provvedo ad indossare e, quindi, a demandare. Il loro sapere contadino è così nobile e profondo che non ha necessità di essere rielaborato: è potente così com’è!

E non ha avuto necessità di entrare in seminario, diventare prete, vescovo, cardinale e vescovo di Roma, per prendere corpo. Non ha bisogno di essere vomitato da una finestra all’ultimo piano, né sputacchiato davanti ad un microfono acceso e trasportato da servi inutilmente riverenti davanti ad un vecchio qualsiasi.

Già! Bergoglio, un vecchio qualsiasi. Perché Papa non lo è mai diventato! E nonno non ce lo facciamo diventare.

Parla, si muove, si veste, mangia e favoleggia come qualsiasi scapolone pensionato, frustrato e parcheggiato all’angolo della piazzetta del quartiere. Non si eleva al Cielo e non accompagna il Divino sulla Terra: semplicemente, si muove, senza infamia e senza lode, fra le parole del Vangelo, fin troppo personalizzato. (C’è da chiedersi se, nascosto ai fotografi, vada a curiosare davanti ai cantieri dei lavori in corso fra i viali vaticani…)

Anzi! A volerla dire tutta, molto spesso loda il peggio e biasima il meglio.

Un signore banale in tonaca bianca che, fra l’altro, banalizza riti, liturgie, Misteri, Verità e Vie. Che non da risposte e non pone domande: si limita, come solo “i più vecchi” fra gli anziani sanno fare,  a sputare sentenze coniate assieme a rubli staliniani fuori corso. Un comunista senza sensi di colpa, miracolosamente coperto dal manto della Misericordia Divina e che sta destabilizzando i Credenti Cristiani Cattolici e cancellando ben duemila anni di Fede, spesso incarnata fino al martirio in nome di Gesù Cristo.

A volte, da umile credente in faticoso cammino, mi chiedo se mi serva la sua compagnia. Finora, ci ho rinunciato, preferendogli ben più corposi e sostanziosi predecessori. Papi veri. Difensori della Fede Cristiana. Della Parola di Dio. Dei dogmi salvifici.

Personalmente, lo trovo antipatico e respingente. Amico di tutti i nemici della Chiesa Cattolica. E separato dalla Chiesa di Roma dalla stessa distanza fisica che rende due mondi il nostro e il suo.

Eh, sì, viene dalla e per la “fine del mondo”. (parziale citazione argentina, con aggiunta calabra)

#frameeme #BenedettoXVIèPapa

 

 

 

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