Mercoledì 29 novembre 2017, San Francesco Antonio Fasano – a Casa Spirlì, in Calabria

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Dopo l’ultima scoperta di un ulteriore ospizio degli orrori in Sicilia, indescrivibile è il dolore, l’orrore che provo; come, del resto, succede  ogni volta che passano in televisione le immagini rubate dalle telecamere spia delle Forze dell’Ordine negli ospizi e nelle scuole. Anche un solo istante di mortificazione di una persona anziana e incapace di difendersi, di un bambino attonito davanti alla mostruosa cattiveria umana, mi annientano e mi trascinano al confine del muro dell’inferno. Prego Dio che cancelli perfino il ricordo di quei martirii dalle menti di quei poveri Innocenti, ma sento che mi monta un odio, una necessità, non già di giustizia, ma di vendetta.

Già in passato e su queste pagine virtuali ebbi a dirmi pronto a fare da boia, nel caso in cui la nostra incivile Italia decidesse di ripristinare la pena di morte. Qualcuno mi diede del pazzo. Altri del fascista. Pochi del frustrato sadico. Molti mi scrissero che anche loro sarebbero pronti a farlo, il boia! Per pedofili accertati; stupratori; stragisti; omicidi seriali; seviziatori di bimbi, anziani e persone disabili.

Siamo in tanti a pensarla allo stesso modo: quei bastardi che vengon ripresi mentre picchiano, offendono, deridono, seviziano persone indifese meritano solo la pena massima, senza pietà.

Invece, sono tutti a casa, al calduccio delle coccole dei propri familiari e dei termosifoni; spaparanzati sul divano del tinello, a guardarsi Barbara D’Urso che blatera di audience, poco di buono televisivi e vittime di violenze, angelicata da uno stupidissimo filtro alla telecamera e con lo stesso trasporto sentimentale che proverebbe un facchino siberiano cieco sordo muto nei confronti di una pulce fra i peli del culo di un muflone sardo. Li immagino, quei figli di una porcilaia, ad ingozzarsi di pane e Nutella consolatoria, mentre le loro vittime devo fare i conti con la morte vicina e le piaghe delle torture inflitte per puro divertimento o sadico e calcolato cinismo.

No! Non è possibile, né accettabile! Non è giustificabile che la magistratura conceda il premio del rientro a casa a questo canagliume di quart’ordine! Andrebbero, loro sì, trattati come  capi dei capi della mafia. Come i peggiori e più sanguinari fra i terroristi. Come i responsabili dei genocidi! Andrebbero processati in mezz’ora e in mezz’ora trasportati su una microscopica isola in mezzo al mare, senza acqua né pane. Oppure, legati ad un lettino e addormentati, un poco al giorno, e per trenta e più giorni, con una siringata di veleno puro, distillato da cento veleni.

No! Non li perdoniamo. Anzi! Vogliamo conoscere i loro nomi, gli indirizzi di casa, le abitudini. In modo tale da poter intervenire in maniera corposa e sostanziale nelle loro misere esistenze, fino a far loro rimpiangere di non essere ancora morti. Non ci fermeremo, se non quando avremo ottenuto la giusta condanna per questi esseri spregevoli, maledetti da Dio e dagli uomini.

La Legge va cambiata, e subito. Inasprimento delle pene, almeno fino all’ergastolo, nei confronti di quei bastardi che, anziché accudire queste povere anime, molto spesso abbandonate dai propri familiari, le torturano e le portano a lasciarsi morire.

Pene senza sconti. E cancellazione dei loro dati personali anche dai libri dell’anagrafe. 

Sono cancri e come tali vanno estirpati.

Altro che arresti domiciliari…

#frameeme #penacapitaleoergastolo #aguzzinidanziani

 

 

 

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