Lunedì, 17 settembre 2018 – San Roberto Bellarmino – da Casa Spirlì, Calabria

tricolore

Quale altro destino, per l’Italia, se non la Cultura?

Non siamo noi, per caso, la Patria di Dante Alighieri? Di Leonardo? Di Cicerone? (E non continuo solamente perché, a nominarli tutti, ci ritroveremmo alla vigilia del Natale 2050, io a scrivere e voi a leggere…)

Non siamo noi quel Paese, invidiato dal mondo e benedetto dal Cielo, che ospita la Casa della Cristianità, la quale, pur malconcia e ferita da un reggimento di tonache sporcaccione, resta la Religione con la maiuscola, non fosse altro che per quel Dio che ha scelto di farsi uomo, mangiare, bere, dormire, fare la cacca e ruttare dopo pranzo, per insegnarci, da fratello, l’unico segreto per vivere in eterno: il dovere dell’amore?

Non siamo noi quel dipinto fatto di dipinti lungo migliaia di chilometri, che parte dalle Alpi e si tuffa nel Mediterraneo e custodisce mille e mille firme di mille e mille pittori, figli del ventre di questa Italia, schiaffeggiata, oggi, da qualche mariolo ignorante burocrate europeo, ma amata, da sempre, dagli amanti del Bello e del Sacro di tutto il pianeta?

E non siamo noi, quella Musica celestiale composta da mani e mani divine, che il mondo ascolta e canta, abbandonandosi alla carezza del Sogno? E quel Marmo partorito che ha Pietà del Figlio morto e celebra i fasti del Conduttore dei Conduttori?

E non siamo noi i custodi della Storia dell’Umanità civilizzata, emancipata e progredita fino ai massimi splendori?

Sì, lo siamo! Innegabilmente!

Su questa terra amata dal Signore, il Bello e il Buono sono a casa. Stanno! Si sentono propri. E conferiscono allo Stivale quel profumo di zagara di Calabria e fiore delle Alpi, quella dolcezza aspra del miele di Sardegna, il fasto degli orafi e la sfida delle sartorie e la potenza dei suoi vulcani e il fascino cristallino dei suoi tanti mari, e la fraterna allegria della sua Gente…

Italiani, brava e bella Gente! Che ama il proprio Paese e chi lo ama. Che lo difende con la nobiltà degli Eroi. Che lo onora con il proprio lavoro e la propria devozione. Anche nella povertà e nella prova. Anche in questi ultimi anni di scemenza e demenza politica, finiti, grazie a Dio, per mano degli Italiani stessi. Senza altra arma che una matita copiativa.

L’Italia agli Italiani, finalmente. Dopo essere stata consegnata ai barbari che l’hanno trasformata in una latrina morale e sociale. Dopo che anche certe tonacacce vendute al dio denaro hanno pensato di poterne fare carne di porco. In tutti i sensi. E che sensi!

Italia Identitaria e amen! Col Bambinello nella paglia a Natale e il Crocefisso a confortare studenti e malati, operai e impiegati. Col profumo del ragù della domenica e il panino al salame fra i libri di scuola. Quella del Nonno in casa dei nipoti e la Nonna a sferruzzare nel “tinello”. Quella che chi se ne frega degli intellettuali atei e quella degli oratori e delle partitelle sul sagrato. Quella delle contrade e delle province. L’Italia dei campi di grano e dei vigneti a terrazza… L’Italia degli Italiani. E di chi La ama.

Fra me e me

#Italia #CulturaIdentità #NinoSpirlì

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