Mercoledì, 28 novembre 2018 – Nostra Signora del Dolore di Kibeho – da Casa Spirlì, in Calabria

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Quanto mi fa arrabbiare questa stupida rappresentazione che, dell’omosessualità, si fa nella televisione italiana. Non c’è un programma, che sia uno, che non abbia il frocio da compagnia. Generalmente vecchio, ma di fresco coming out.

Eh, già! Le attempate Gaye italiche non si sono mica svelate a genitori vivi: hanno atteso che la vita li aiutasse ad alleggerirsi del peso della rivelazione familiare. Però rompono i maroni a tutti i giovani che, confusi o sicuri di sé che siano, si trovino a passare – magari per caso, magari nella speranza di “farcela”- davanti alle medesime telecamere accese sui lustrini e sui birignao delle affielate ricchione.

Un gravissimo danno alla buona causa dell’omosessualità, pur colorata e spiritosa, di chi se la vive con rispetto e sobrietà. Rispetto verso chi omosessuale NON È! Sobrietà nella rappresentazione di sentimenti e affetti che delle piume e delle volgarità da due centesimi di cacio stantio non sanno cosa farsene.

Si tratta di un continuo ammiccare, effeminare, risolinare, cretinizzare, ridicolizzare fino all’autoffesa. Senza alcuna vergogna di sé, questi fenomeni da baraccone arcobaleno, tumulano nella loro stessa tristissima fossa tutti gli stenti di chi, al contrario di questa odaliscata coi peli sul culo, cerca di vivere un’esistenza serena a prescindere. A prescindere da tutto.

Essere omosessuali – lo dico da sempre – NON È UN PRIVILEGIO. Essere omosessuali è essere omosessuali. Nulla di più rispetto all’eterosessualità o all’asessualità. Non è che se ti appai, anziché accoppiarti, sei più figo. Sei normale, se lo sai fare con discrezione e senza alcuna inutile spavalderia. Perché non c’è nulla che giustifichi questa arroganza frocia, che sta stancando noi omosessuali per primi.

Sta diventando faticoso per tutti noi, esternare i sentimenti, se, tentandolo, ti ritrovi nella stessa categoria delle cretine televisive. Sta creando muri, anziché abbatterli. Sta cocacolizzando, omologando, globalizzando, la stupidità da gaypride, buttando nel cesso la sana, antica e temeraria unione spartana, l’elegante, filosofico e poetico amore ateniese per il proprio simile… Dove sono Achille e Patroclo? Dove, Saffo, Socrate, Alessandro… In che angolo immondo giacciono Leonardo, Michelangelo, Caravaggio? Sono ancora vive le fini provocazioni  di Wilde? Ah, saperlo!

Così televisionando, le giovani generazioni omosessuali saranno ignoranti e vuote come le menti di questi menzogneri da telefrociate. 

Intervenire è un obbligo: Salviamo l’omosessualità dall’autoestinzione!, potrebbe essere uno slogan o, come si usa oggi, un hashtag! Facciamoli fuori, metaforicamente parlando, utilizzando l’unica arma che abbiamo: il telecomando. Meglio l’ennesima replica di Torna a casa, Lassie, piuttosto che la penosa rappresentazione di una gayezza da quattro soldi…

e, dunque, sì: #Salviamolomosessualitàdallautoestinzione

 

 

 

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