Giovedì, 21 marzo 2019 – primo giorno di Primavera – da Casa Spirlì, Calabria

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L’autoscontro, l’ottovolante, il calcinculo, il carosello veneziano, le montagne russe, il tagadà, la ruota panoramica… Giostre. Ma di quelle serie. Di quelle che allietavano la nostra infanzia, l’adolescenza, la gioventù. Di quelle che, ancora oggi, “ti riempi un pomeriggio” domenicale, una serata di festa del santo patrono. Giostre sane e, perché no, rilassanti.

D’altra pasta, certe giostre politiche. Quelle, tanto per dire, che fanno, del voto degli Italiani, non solo scempio, ma, soprattutto, motivo di perdita di autostima da parte del povero elettore che, impugnando la matita copiativa, aveva creduto di votare per il Liberatore, e ha, invece, creato il nuovo despota. O, detto fra noi, un nuovo coglione mantenuto.

Il gioco della dama ce lo insegna: occupare caselle con pedine tutte uguali, senza personalità, da premiare solo quando riescono a fottere le altre, diventando “dame”. A incoronare il furbo o fortunato di turno, un’entità che vive fuori dal quadrato di gioco. Una sorta di dio che appare solo al momento opportuno: a fottuta finita! Ecco! Nella giostra politica, l’intelligente, il pensante, il fuoriclasse, non trova posto. Perché non si adegua alla routine, al “sempre lo stesso giro.”

… anche nelle nostre latitudini, ahimè, stanno montando un nuovo lunapark. Il Legapark, d’ispirazione padana, ma fabbricazione bruzia. Una sorta di tritacarne che, a salirci anche senza pagare il gettone, macina teste pensanti e produce polpette avvelenate per i creduloni di tutta una regione.

Dal 5 marzo 2018, più di 50mila calabresi si stanno mangiando le mani per aver creduto che il caro Matteo nazionale, amabile giostraio di nuovo conio, si occupasse personalmente della fondazione vera e propria di questo nuovo parco giochi, che in Calabria sapeva di possibile novità. Manco per niente! La giostra è una sorta di calcinculo da sagra strapaesana, con tutti che cercano di fottere tutti. Soprattutto, i più creduloni. Ed è in mano a maestranze locali.

Lo schiamazzo provocato dalle continue liti fra i seggiolini deve essere stato così potente e fastidioso, che il Giostraio Nazionale ha deciso di inviare un controllore, per cercare di venire a capo delle diatribe fra i tanti pretendenti alla coda di volpe.

“Diatribe? Quali diatribe? Qui, tutto a posto! Tutti fratelli. Qui, la giostra funziona alla grandissima. Ben oliata e lucidata. E tutti si divertono. Se urlano è per abitudine meridionale: qui, o si tace o si urla. Tranquillo, fratè. Puoi tornare dal G.N. e rassicurarlo… Questa nduja è per la gentile famiglia. E non dimenticare il peperoncino e la cipolla ‘e Tropea. E, già che ci sei, salutamassorreta!”

Arrivato col volo del mattino. Riparte con l’ultimo della sera. Forse, ritorna. Forse.

 

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