[photopress:VELTRONI_RUTELLI.jpg,thumb,alignleft] Tanto tuonò che piovve, sul Partito democratico e sul suo leader dimezzato Walter Veltroni. Già, perché le rese dei conti, nella sinistra… ma anche nel centrosinistra, si consumano con calma, secondo un rito vecchio che ha alle spalle decenni di scuola comunista e democristiana. Stretto fra l’offensiva di Massimo D’Alema e della sua fondazione (corrente?), tra l’idea di ritorni ulivisti (per alleanza allergate, acnora alla sinistra), tra il nodo delle elezioni Europee e niet preventivo della Bindi al tentativo di “abbraccio” con Casini e l’Udc, tra il secco e ribadito addio di Prodi alla presidenza del Pd e il nodo gordiano dell’adesione al Pse (D’Alema dice sì, gli ex Margherita dicono no, lui dice… andiamo oltre), Veltroni ora scopre il doppio binario: dialogo sulle riforme con Berlusconi ma anche opposizione più “dura” per non perdere consensi a vantaggio del vasto e diviso mondo della sinistra a cui guarda invece D’Alema.
Così alla Costituente del Pd lancia la doppia sfida interna e esterna: no alle correnti personali (facile a dirsi ma…) e “autunno in piazza” (più facile da fere e comodo): Walter “buonista”… ma anche “oppositore duro” di Berlusconi, quello che ha strappato la tela del dialogo.
Due volti dello stesso leader che vuol impedire che la sua moneta di fresco conio politico venga svalutata e rotoli via assieme al Pd. Perchè il rischio c’è, e Veltroni lo sa bene: non c’è solo l’ombra lunga di D’Alema, ma pure quelle di Prodi (che il segretario invita a restare ne l Pd). Tanto che, per fare un ‘esempio, Rutelli dice del Ppe: “Siamo più innovatori noi dei socialdemocratici”. E spinge Veltroni a dire, in Europa: “Costruiamo un nuovo campo riformista”. Come dire, andiamo oltre il Ppe altrimenti per noi sono guai… Già, perché sul Ppe D’Alema e suoi, ma pare anch Fassino, la pensano in modo opposto… Insomma, la “guerra” è solo agli inizi, con il voto alla Costituente si cominceranno a contare le truppe e la traversata nel deserto è appena iniziata. Vedremo chi sopravviverà alla guida dell’esercito perduto di Senofonte.

Parisi: “Se è l’Ulivo fatto partito, si è fatto male…” E gli attacchi arrivano dal centrosinistra, impietoso il giusidizio dell’inventore dell’Ulivo. Arturo Parisi a margine dell’assemblea del Pd, non risparmia una critica alla relazione di Walter eltroni che, tra l’altro, ha fatto un esplicito riferimento all’Ulivo. “Noi abbiamo sempre lavorato con l’idea che “Ulivo avesse come obiettivo un bipolarismo a vocazione bipartitica ma con l’unificazione di tutto il campo del entrosinistra”, ha spiegato Parisi. Più in generale, l’ex ministro della Difesa ha detto del discorso di Veltroni: «una comprensibile difesa del suo perato, purtroppo l’unico giudizio sul nostro operato risulta essere quello degli elettori in casi come la Capitale o a Sicilia”.