[photopress:Dario_Fr.JPG,thumb,alignleft]”Perché il Pd non molla Di Pietro?”, la domanda Marco Follini la pone direttamente al leader del Pd Dario Franceschini dalle colonne del “Riformista” sulla sua rubrica “il democentrico”. E scrive, tra la’ltro: “Confesso che non ho proprio capito perché nei giorni scorsi Franceschini non abbia raccolto l’assist di D’Alema a proposito dell’alleanza con Di Pietro da chiudere al più presto. Sarebbe bastato un cenno, un ammiccamento, forse perfino un sorriso. Continuiamo a far finta di essere alleati con un avversario che è tra i più insidiosi e tra i più lontani da noi”. Poi più avanti Follini aggiunge: “La spiegazione non c’è. E’ uno di quegli errori che nascono per così dire da sè stessi, dalla pigrizia mentale, dalla coazione a ripetere”. Ed ecco come Follini definisce Di Pietro: è un “personaggio che rappresenta il volto sinistro del populismo più deteriore”.

Insomma, Follini non ci sta e soprattutto non capisce che c’azzecca Tonino con il Pd. Si aspetta (e forse si spera) in una risposta da parte di Dario Franceschini che esulta per la vittoria del Pd con l’alleanza “allargata” al Comune di Trento, da anni feudo del centro-sinistra (più centro per la verità sotto l’abile regia politica dell’ex margherita Dellai). In fondo, guardando al modello trentino che per l’occasione ha allargato l’alleanza con l’Udc di Casini (prova tecnica di centro-sinistra),  l’apporto dell’Italia dei valori è stato più o meno attorno al 3%… Un pò poco a dire il vero. Resta il fatto che proprio quel modello difficilmente può essere esportato perché a livello nazionale fra le posizioni di Casini e quelle di Di Pietro c’è un oceano di diversità.  Ma il segretario del Pd non ha il coraggio di rompere con l’Idv, perde consenso fra gli ex dc e nell’ala dalemiana degli ex ds, dando la netta sensazione di navigare a vista, senza progetto: per tracciare la rotta della balena bianco-rossa serve davvero un altro timoniere.
Un altro che non ci sta è Francesco Rutelli che dice al “Corriere”: il Pd non è la sinistra, guardiamo al centro . Poi affonda su Franceschini a proposito del referendum: Franceschini aveva giustamente detto che dopo il pronunciamento del Pd non ne avrebbe più parlato e invece vedo che insiste ogni giorno per il sì. La destra ha già detto che vota sì e che poi il risultato del voto non si tocca. Bel capolavoro di furbizia, da parte nostra…
Ripenso alle parole di Rocco Buttiglione (Udc), che commentava la vittoria al Comune di Trento: sembra che la politica del Pd sia invece quella del bipolarismo ad ogni costo, c’è una specie di cupio dissolvi da parte di Franceschini, cupio dissolvi et esse non cum deo a cum Prodi et Veltroni. Se in questo Paese agli elettori si danno solo due alternative tra la sinistra e la destra vincerà sempre la destra, non avremo un sistema bipolare ma un sistema con un partito e mezzo…
E, aggiungo io tirando le somme di quel che dice Buttiglione, Casini è lì che aspetta…

Ai flop della sinistra ha dedicato un libro il giornalista della “Stampa” Giuseppe Salaggiulo: ecco la recensione tratta dal sito Dagospia