[photopress:bersani_di_pietro.JPG,thumb,alignleft] “A chi i voti del Pd? A noi…”, avevo titolato un precedente post e da qui si riparte con una domanda: la Balena rossa (o quel che ne rimane) diventerà Balena viola? La domanda non è né oziosa né provocatoria, sia chiaro. Rispecchia un dato di fatto politico che ha ben sottolineato Berlusconi: il Pd è ammanettato a Di Pietro. E Tonino, che lo sa bene, continua ad alzare la posta come confermano gli ultimi attacchi al presidente Giorgio Napolitano, reo di aver firmato e condiviso il decreto “salva voto” (non salva-liste come dice con un pò d’ipocrisia la sinistra). Prima l’uscita sull’impeachement, poi quella sull’arbitro che “non ha fischiato il fallo”. Con l’altro ex Pm dell’Idv, De Magistris che accusa Napolitano di aver “ratificato l’assassinio della democrazia”.

Uscite che hanno buttato all’aria i giochi (in verità non molto lineari) del Pd mettendo in grave difficoltà e imbarazzo Pieluigi Bersani che ha convocato sabato prossimo la piazza rossa contro il governo e il decreto (difendendo però Napolitano dagli attacchi dipietreschi) e si ritroverà a fianco il Tonino furioso e il popolo viola. Come ha sottolineato l’esponente piddino Mario Adinolfi , “Il Pd va in piazza sabato prossimo provando il gioco di equilibrismo di attaccare il governo e difendere Napolitano. Siamo alla schizofrenia pura. Meglio che cancelli la manifestazione  e si impegni nella campagna elettorale, senza regalare ulteriori consensi alle liste Bonino-Pannella e all’Italia dei Valori. Napolitano non ha semplicemente firmato il decreto, ha detto che lo condivide perché non è possibile negare al principale partito italiano il diritto ad essere presente sulle schede elettorali, non è possibile far sottostare le sostanza della democrazia al formalismo della democrazia. Napolitano ha preso la decisione giusta, l’ha motivata, con ragioni che ha messo per iscritto”. E un altro deputato del Pd, Giorgio Merlo, si chiede “quale sia la prospettiva politica che sta perseguendo il vertice dell’Idv. Forse è bene che il Pd, su questo versante, si esprima senza equivoci, perché se le parole d’ordine saranno queste forse sarà bene monitorare con maggior attenzione i compagni di viaggio”.

Parole che fanno riflettere (se la sinistra moderata ha ancora intenzione di farlo, sia chiaro) e segnano la più grande delle contraddizioni dei democrat. Marciare con Di Pietro al fianco dove porterà? Perché ora questa strana alleanza con il partito populista-giustizialista assomiglia piuttosto a un abbraccio mortale. Bersani ha avvertito Tonino: “E’ sbagliato dare occasione al centrodestra di nascondersi dietro al Quirinale”. Che gli ha replicato seccamente: “Non accetto lezioni dal Pd”.

La confusione regna sovrana nell’opposizione di fronte al rischio di una piazza una e bina con Pd e Idv “alleati” che sparano in contemporanea su bersagli non proprio convergenti: il Pd contro il governo e basta… l’Idv contro il governo e l’arbitro Napolitano, ma anche… contro il Pd. Confermando la previsione della Cassandra Adinolfi. La sintesi, tranquilli, c’è: si andrà all’attacco del solito Berlusconi. Obbiettivo Supremo.

La toppa… Così la manifestazione il Pd la farà, e con Tonino. Lui non fa retromarcia sul Quirinale, semplicemente non reitererà gli attacchi. D’Alema dice che Di Pietro ha preso atto del “caldo invito che gli è stato rivolto a ragionare” perché il Quirinale “è un punto delicato di garanzia”. Caro Tonino, è il messaggio, per una volta taci, non ci creare altri problemi… Fino al prossimo “incidente” aggiungo io”. In fondo il Pd sa fare di necessità e doppiezza, virtù. Basta che Di Pietro attacchi “solo” il Cav e tutto è a posto.

Santa alleanza E l’uomo di Montenero di Bisaccia farà la sua parte, contro Berlusconi. Ecco l’ultima perla che sarà al centro della piazzata: “C’é la necessità di creare un fronte di resistenza come successe alla fine del fascismo, quando democristiani e comunisti, socialisti e liberali, si sono messi insieme per fermare il fascista Benito Mussolini. Oggi dobbiamo fermare il piduista Benito Berlusconi e sotto questo aspetto noi dell’Idv intendiamo costruire la più santa alleanza prima che sia troppo tardi”. E tutti manifesteranno felici e contenti.

Il giochino di gridare alla democrazia calpestata non funziona: troppo ingenuo, diciamo la verità. Prima la sinistra assicura di non voler “vincere facile” le elezioni  tenendo fuori milioni di elettori di centrodestra (senza spiegare, attenzione, come si dovrebbe rimediare al pasticciaccio combinato dal Pdl nel Lazio e in Lombardia), poi il governo trova la soluzione che Napolitano condivide senza se e senza, come ha scritto a chiare lettere sul sito del Quirinale, e allora si urla al golpe, all’assassinio della democrazia. E si va in piazza per demolire il Cav, ma il rischio che proprio in quella piazza si celebri il funerale del Pd resta. Del resto il viola è il colore dei funerali… anche politici.