La confusione è grande, sotto il cielo del centrosinistra e del partito democratico. L’ultima notizia arriva dalla direzione nazionale del Pd dove i veltroniani raccolti nel MoDem prima hanno detto di voler votare contro la mozione del segretario Pierluigi Bersani. Poi il signor ma-anche Walter ha dato il contrordine e i suoi si sono astenuti. E vabbé, si può dire che ci stava nella logica dei fratelli coltelli di sempre (leggi D’Alema-Veltroni). Veltroni si è messo di traverso dopo aver lasciato malamente la segreteria e ha organizzato la “resistenza democratica” contro il segretario che ha strappato un armistizio (l’ennesimo) che è precario quanto la posizione di Bersani, sicuramente indebolito. Non solo sul fronte interno ma pure su quello esterno rispetto a Nichi Vendola, tanto che si pensa a primarie di partito e non di coalizione proprio per  tener fuori il leader del Sel.

Ma quello che colpisce è lo strappo, anzi, lo “strappone” di Sergio Chiamparino da un lato e di Matteo Renzi dall’altro: due sindaci di peso, quelli di Torino e  Firenze che su molti temi la pensano allo stesso modo (quasi a riproporre la storico duello del vecchio Pci diviso fra partito degli amministatori e apparato politicante). Altri tempi, perché oggi dalle parti del Botteghino sembra vada peggio di ieri…

Sul caso Fiat, Chiamparino critica pesantemente l’ appiattimento del Pd sulla posizione barricadiera e perdente della Fiom-Cgil, e critica pure i duri attacchi attacchi rivolti a Marchionne da molti, troppi dirigenti di peso piddini ad esclusione del torinese Fassino, per non parlare della “collaterale” segretaria Cgil Camusso. Sul punto anche Matteo Renzi è stato chiarissimo: sto con Chiamparino. Poi Renzi va oltre:  tesse l’elogio di Silvio Berlusconi a Firenze, in occasione della firma del protocollo  tra ministero dei Beni culturali e città:  “Se il risultato è questo chiederò di essere ricevuto una volta al mese ad Arcore”, anzi “se funziona così fisso già quella di gennaio”. Arcore, il faccia a faccia con Silvio, ricordate? Nel Pd c’è chi ne ha approfittato subito per crocifiggere e mettere sotto processo il giovane sindaco “rottamatore” quasi si volesse rispolvere il rito antico del centralismo democratico…
Riassumendo: Chiamparino sta con Marchionne contro il Pd e appoggia Renzi pensando a future nuove leadership democratiche  (“e’ uno su cui puntare”), Renzi sta con Marchionne e  apprezza Berlusconi …

La domanda non è oziosa, mentre a Roma si consuma l’ennesimo scontro fra i vertici dell’ex Balena rossa ormai spiaggiata e agonizzante (almeno così com’è oggi) e sul caso Torino si consumano parole e slogan che paiono ancora una volta lontani dagli interessi veri del lavoratori e del Paese: ma il Pd esiste ancora?

E’ ancora il partito guida dell’opposizione, quello che può condurre verso una nuova alba radiosa e felice l’Italia finalmente de-berlusconizzata? O è un rassemblemant di convenienza e convivenza forzata tra ex Pci-Pds-Ds ed ex Dc con le radici culturali ferme alla “mitica” sinistra democristiana e alle idee del catto-comunismo, pronto a lanciare slogan “riformisti” senza la sostanza vera del riformismo e della socialdemocrazia? E può “questo” Pd ormai diviso in correnti l’un contro l’altro armate, aspirare a guidare coalizioni e mettere in piedi programmi di governo credibili agli occhi degli italiani? Difficile crederlo. Per ora tra Mirafiori e Roma sembra che si consumi solo il triste rito di un’eutanasia politica.