Mentre il centrosinistra si affanna nella ricerca del “nuovo Prodi” da mettere in campo contro Berlusconi in caso di elezioni anticipate, l’uomo in grado di guidare le sorti progressive della cosiddetta Santa Alleanza anti Cav e anti Pdl-Lega, nel Pd di discute  su chi dovrebbe far parte della strana coalizione. Terzo Polo (Casini-Fini-Rutelli), Pd, Sel di Vendola, Di Pietro e armata giustizialista. Ammucchiata aperta a tutti quelli che ci stanno o con qualche esclusione “preventiva”? Insomma chi potrebbe essere scaricato, buttato giù dalla torre? Il patto costituente vagheggiato dal Pd con Casini e Fini può includere Di Pietro o no? C’è chi lo vuole e chi no… se ne parla insomma e il Riformista rivela che sul tavolo del segretario del Pd Bersani un sondaggio riservato indica che Di Pietro non sarebbe determinante nell’assalto al Cav e che corresse da solo con l’Idv contro tutti, dal punto di vista elettorale  poco toglierebbe alla Santa Alleanza che anzi sarebbe rafforzata sul versante neo centrista. Ipotesi, ovviamente, calcolando che i sondaggi vanno presi con le molle. La domanda comunque è lecita: il Pd rottamerà Tonino? Bersani farà il grande passo ripudindo un alleato da molti nel Pd (a cominciare dai cattolici) considerato un alleato “inaffidabile” e scomodo che si è ripetatutamente messo di traverso?

Certo che Tonino ha avvertito il rischio e rilancia: l’Idv “crede che in politica ci debba essere un sistema bipolare con un’area più riformista e una più conservatrice”, ha detto ai microfoni di Radio Anch’io. Aggiungendo: “Noi ci collochiamo in quella riformista. Riteniamo che sia necessario dire prima quale sia la coalizione e costruirla per il governo. La nostra proposta è Pd, Idv, Sel con i movimenti che vogliono stare con noi. Crediamo poco alla Santa Alleanza, alla cosiddetta ammucchiata,  se non come ultima sponda, come Comitato di liberazione nazionale. Ma in questo momento – ha aggiunto Di Pietro – parlare di Cln mi pare sia una pia aspirazione. L’impegno dell’Idv è che ci sia senso di responsabilità in Parlamento per trovare almeno 316 deputati tra tutte le forze politiche, anche dalla ex maggioranza, che sfiducino Berlusconi. Dopodiché, ognuno si deve assumere la propria responsabilità, noi chiediamo al Pd di decidere”.

Più criptico il vice segretario del Pd Enrico Letta che a Mattino Cinque ha detto: “Il Pd deciderà con gli alleati chi sarà il candidato premier di una coalizione che sarà la più larga possibile. Prima si fa e meglio è. Io suggerisco che rapidamente sciogliamo tutti i nodi della coalizione…”.  Coalizione “più larga possibile” che non si traduce certo in “tutti assieme a ogni costo”…

La tentazione di rottamare lo scomodo Tonino pronto a sbarrare la strada al Terzo Polo, insomma, c’è e lo sa bene anche l’ex pm che cerca di forzare la mano sulle scelte del centrosinistra. Bersani tenta la carta dell’accordo sul programma attorno al quale costruire l’alleanza “più larga possibile” mentre Di Pietro e Vendola scendono assieme in piazza per un iniziativa in difesa delle donne.  Lo scontro continua e scuote il Pd. Oltretutto resta da capire quale sarà la logica di un’eventuale intesa che metta comunque assieme Casini-Fini-Rutelli con Nichi Vendola, ammesso che Di Pietro venga davvero buttato giù dalla torre.

E’  vero che la politica è l’arte dell’impossibile, ma davvero si pensa che basti la salvifica formuletta della “fase neo-costituente?”. Tanto più che irrompe sulla scena politica il “movimento” targato Santoro-Travaglio-Spinelli tra piazza reale e piazza virtuale, vecchi e nuovi giustizilisti, rancori e veleni con una parte della sinistra e del leader piddini e c’è da chiedersi che effetto farà e avrà nel centrosinistra e sull’improbabile ammucchiata e chi rottamerà chi…