[photopress:matteo_renzi.jpg,thumb,alignleft]La fronda interna veltroniana e lo scontro sulla premiership, il “big bang” annunciato dal sindaco di Firenze Matteo Renzi nella veste di “rottamatore” della vecchia guardia del Pd (ex Pci ed ex Dc transitati di sigla fino ai democratici), la stra-annunciata discesa in campo di Montezemolo, la convention dei movimenti cattolici, preludio di una svolta nell’impegno politico che preoccupa non poco il Pd, la “disubbidienza” dei radicali rimasti nei loro banchi quando alla Camera parla il premier Berlusconi,  con l’opposizione fuori in una riedizione in tono minore dell’Aventino che è finita con un flop politico, il difficile nodo delle alleanze impossibili fra Terzo Polo (Casini per ora non abbocca), Pd, Vendola e Di Pietro (a meno che le ammucchiate premino, in politica…).  Così, mentre si scaglia di nuovo sul Cavaliere e sul governo alle prese con i guai interni fra dissensi e colpi bassi, rebus Bankitalia, caso Tremonti e decreto sviluppo, Pier Luigi Bersani è alle prese con i suoi non pochi guai.
Già perché il fronte dell’opposizione non è affatto compatto e granitico. Dietro alla barricata e alla bandiera dell’antiberlusconismo,  apparente panacea che unisce le diversità politiche, infuria una battaglia dura che preoccupa il segretario.

Che ad esempio avverte Montezemolo. “Se cerchiamo le persone del destino abbiamo già dato” dice Bersani a Otto e mezzo rispondendo ad una domanda sull’arrivo in politica di nuovi movimenti e personaggi a cominciare dal presidente della Ferrari. “Si deve tornare al solco della politica e non ad una visione in cui uno dà uno schiaffo a destra ed uno a sinistra e si aprono le acque e si passa senza neppure bagnarsi i piedi”. Per Bersani solo la politica vera può evitare che si sviluppino “movimenti di opinione incontrollabili”.
E se Berlusconi afferma che non c’é una alternativa al suo governo, il segretario del Pd replica che questo “lo decideranno gli elettori”. Il centrosinistra questa volta è pronto alla sfida elettorale e non ripeterà gli errori dell’Unione.”Sappiamo di dover scrivere un programma credibile, ci rivolgiamo a forze politiche e sociali per fare riforme credibili: da Vendola a Casini ma non nello stesso mucchio”. “Questa volta c’é un forte baricentro che è il primo partito del paese”. Già, ma il “quel” programma in grado di tenere tutti assieme non è stato ancora scritto e sulle cose da mettere nero su bianco il segretario del Pd non fornisce risposte. E ancora su Montezemolo ecco una battuta di D’Alema: “Nessuna obiezione… Ma non stiamo parlando di un prodotto commerciale. Poi dovete chiederlo a lui, la politica in Italia è bipolare. I cittadini votano per il centrodestra o per il centrosinistra”. Come dire, forse è il caso che il presidente della Ferrari dica da che parte vuol stare…

E veniamo a Matteo Renzi. Il sindaco di Firenze ha convocato alla Leopolda dal dal 28 al 30 ottobre la seconda assemblea dei rottamatori. E il Pd ha organizzato l’assemblea “Finalmente Sud” a Napoli il 29 e 30 ottobre, starring Bersani. “Anche quest’anno il Pd nazionale organizza casualmente un altro evento nei giorni della Leopolda? Cose che capitano, si capisce”, ha scritto Renzi su Twitter. Lo scorso anno, nei giorni della prima convention dei rottamatori ‘Prossima fermata Italia’, si è svolta a Roma l’assemblea dei segretari di Circolo del Pd. “Dal lancio della nostra iniziativa – ha poi scritto su Enews, la sua newsletter settimanale – abbiamo assistito a una frenetica danza di nuovi appuntamenti. Due settimane prima si riunisce un gruppo di trenta-quarantenni del partito a L’Aquila. La settimana prima si riuniscono gli amici di Pippo Civati e Debora Serracchiani insieme a Rosy Bindi a Bologna”. Penso che in questo momento della vita del Paese il tema non sia quello di contare quanti incontri vengono organizzati o di immaginare una contro programmazione mediatica rispetto all’evento che fa paura”.

Renzi il “disturbatore”, insomma. Da fermare, oscurare, neutralizzare. Il perché è chiaro, basta leggere le sue dichiarazioni dopo la decisione di disertare la Camera per non ascoltare il premier. “Il governo non ha la minima intenzione di andare a casa. Di fronte a questo, diventa irrilevante ciò che intende fare l’opposizione”. “Berlusconi è in difficoltà – afferma Renzi – ma il Pd deve chiarirsi bene le idee se non vuole rischiare di perdere di nuovo le elezioni”. Rispetto alle quali, insiste Renzi, “le primarie sono necessarie” anche se si va al voto nel 2012 perché “basta un mese per organizzarle”. “Vincere per fare che cosa? – continua l’esponente Pd – Come con l’ultimo governo Prodi, dove il giorno dopo hanno ricominciato a litigare? A me non basta vincere, voglio salvare il Paese e consegnare l’esperienza di Berlusconi alla storia. Se si tratta solo di sconfiggere Berlusconi io non sono interessato. Dobbiamo avere chiaro il dopo, che cosa vogliamo fare per il mercato del lavoro, la scuola”. “E’ finito il tempo del ‘ma anche’, del ‘ne’ con, né con’. Non possiamo tenere insieme tutto e il contrario di tutto. Se non abbiamo le idee chiare forse possiamo anche vincere le elezioni – e sottolineo forse – ma che cosa si risolve? Perché se il centrodestra punta su Alfano e si ricompatta – conclude il sindaco di Firenze – non è neanche detto che si vinca”.

E così parte il fuoco di sbarramento. A cominciare dai “compagni” toscani del Pd che chiedono di ritrovare l’unità “dietro la leadership di Bersani” e la richiesta a Renzi di “non candidarsi” alle primarie del centrosinistra ma di “continuare” a fare il sindaco di Firenze “sino a fine mandato e anche a ricandidarsi tra due anni e mezzo per portare a termine gli impegni presi con la città”, ha detto Simone Naldoni, ex segretario metropolitano cha ha aggiunto: “Non siamo ‘antirenziani’ noi siamo per il Pd. La nostra posizione è chiara: é serio portare a termine gli impegni presi con Firenze, non si scappa dalla poltrona di sindaco. E se questo dovesse accadere allora i sospetti di alcuni diventerebbero una certezza”.
Resta da vedere se Matteo Renzi si lascerà mettere in parcheggio, come è successo ad altri ex sindaci: penso a Cofferati e a Chiamparino. Guai a disturbare il “tranquillo manovratore”…

E a Firenze venerdì sera Bersani, a una manifestazione del Pd ha snobbato Renzi che non ha partecipato, come ha scritto in un sms perché era a festeggiare il compleanno del padre. “Secondo voi c’é una cosa su cui stiamo lavorando da un anno e stiamo ragionando se è in contemporanea con non so che cosa…? Francamente cerchiamo di dare alle cose la loro dimensione”. Il riferimento è alla conventione democratica di Napoli concomitante con quella dei “rottamatori”. “Ho fatto gli auguri al babbo di Renzi. Voi in Toscana siete così polemici… quando c’é un compleanno si fanno gli auguri”.  “Secondo voi c’é una cosa su cui stiamo lavorando da un anno e stiamo ragionando se è in contemporanea con non so che cosa…? Francamente cerchiamo di dare alle cose la loro dimensione”. Lo ha detto il segretario del Pd Pierluigi Bersani, stasera a Firenze per una manifestazione del partito, rispondendo ai giornalisti sulla iniziativa di Napoli dedicata ai giovani che sarà in contemporanea con quella dei ‘rottamatori’ di Matteo Renzi nel capoluogo toscano alla fine di ottobre. “Ho fatto gli auguri al babbo di Renzi. Voi in Toscana siete così polemici… quando c’é un compleanno si fanno gli auguri”. Tra i presenti il governatore della Toscana Enrico Rossi e il segretario del Pd toscano Andrea Manciulli. Ad aprire la manifestazione il segretario del Pd metropolitano Patrizio Mecacci che ha salutato i presenti ed ha ringraziato “i rappresentatnti delle istituzioni e i tanti sindaci presenti”. E’ stato a questo punto che la platea ha iniziato a rumoreggiare: ci sono stati anche fischi e qualcuno ha urlato “ne manca uno”, riferendosi al sindaco di Firenze. Nel Partito Disunito cresce davvero la voglia di rottamare, forse proprio il “disturbatore” del “non so che cosa” che siede sullo scranno di Palazzo Vecchio…

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