[photopress:sangalli.jpg,thumb,alignleft]Tanto tuonò che piovve, o per usare un’altra frase fatta da “marciapiede”, piove sul bagnato. Nel senso che c’è quasi nell’ovvio ad ascoltare prima il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi affermare che la riforma del lavoro della ministra Fornero è una “boiata” poi a stretto giro, in un consesso autorevole  come l’assemblea annuale di Confcommercio, il presidente Carlo Sangalli spiegare senza giri di parole: “L’aumento dell’Iva sarebbe una Caporetto per famiglie, imprese, lavoro”.

Poche parole, pesanti come pietre rivolte a Mario Monti, scevre da tecnicismi professorali e lontane dal politichese. Un’avvertimento al premier bocconiano che suona come una bocciatura di scelte che – come ha ricordato Sangalli – si vorrebbero prendere nel momento in cui la pressione fiscale arriva al 55%. Già, perché in autunno, dopo un primo giro di aumento dell’Iva ci sarà il secondo… ovviamente sotto forma di tassa trasversale. Con tutti i ben conosciuti effetti negativi e recessivi sull’economia, aumento bis dell’Iva che arriverebbe prima del pagamento della seconda rata dell’Imu e degli antivipi Irpef. Un prelievo quello effettuato con l’aumento dell’Iva  che in soldoni è stimato tra il 2011 e il 2014, ben 38 miliardi di euro in minori consumi. E se si tiene conto che ormai la capacità di spesa delle famiglie italiane è retrocessa ai livelli di 15 anni fa, ecco spiegato l’uso appropriato fatto da Sangalli evocando Caporetto… Evidentemente non sono bastate le avvisaglie negative (previste) arrivate dal mercato immobiliare che, per l’effetto combinato crisi – mutui – Imu – meno soldi in tasca – nel primi tre mesi dell’anno è crollato: sia in termini di compravendite che di valore (abitazioni quasi il 20% in meno). O il crollo del 10% dei consumi di carburante dopo i ripetuti aumenti di accise… Vogliamo chiamarlo effetto tasse?

Bene ha fatto il presidente di Confcommercio a mettere sul piatto della politica e sul tavolo del governo (ammesso che un tavolo davvero ci sia) la “questioncella” perché a furia di tassare, con i consumi interni in calo, il gettito dell’Iva si sta riducendo sensibilmente. Chissà se il Tassator Cortese ha recepito il messaggio o se pacatamente e sobriamente assisteremo ad altri slalom dialettici, alle marce indietro e in avanti, ai contrordine compagni cui ultimamente premier e ministri si stanno dedicando appassionatamente… (il ministro Passera giura di sì). E chissà se il messaggio verrà recepito anche da quei sindaci che sulle tasse locali stanno calcando la mano colpendo i soliti noti: dalle famiglie ai negozi alle botteghe, alle imprese.  Per ora la politica del “più tasse più spesa” inaugurata con continuità dall’entrata in funzione delle Regioni, pare non sia ancora tramontata e che da questo punto di vista la Prima Repubblica non sia mai veramente defunta…
E l’Istat rileva  che la fiducia dei consumatori a giugno ha toccato il livello minimo: l’indice è sceso da 86,5 a 85,3, il livello più basso dall’inizio delle serie storiche nel gennaio 1996.  Il clima economico generale scende in misura marcata (da 64,2 a 59,7), mentre il clima personale segna una lieve diminuzione (da 95,2 a 94,8). Risultano in calo sia l’indicatore riferito al clima futuro (da 75,7 a 72,9), sia, in misura minore, quello della situazione corrente (da 96,4 a 95,5).
L’economista Vilfredo Pareto ammoniva: “La spoliazione non incontra spesso una resistenza molto efficace da parte degli spogliati; ciò che finisce talvolta per arrestarla è la distruzione di ricchezza che ne consegue e che può portare la rovina del paese. La storia ci insegna che più di una volta la spoliazione ha finito con l’uccidere la gallina dalle uova d’oro”.
Sarà davvero così? E si ci dovesse essere una “Caporetto”, cosa che ovviamente non mi auguro, chi reciterà la parte del generale Diaz, quello della Vittoria?

Come rileva l’Istat, ad aprile i consumi sono crollati del 6,8%, ai livelli del 2001: leggi

 

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