Come al solito Silvio Berlusconi non rinuncia a “fare pazzie come cose sagge” e lo fa anche stavolta, come all’epoca della sua discesa in campo oltre 18 anni fa quando mandò all’aria la gioiosa macchina da guerra di Occhetto e i sogni di egemonia della sinistra convinta di salire al potere dopo la dissoluzione del pentapartito, della Dc e del Psi. Il Cavaliere lascia, si fa da parte, non corre per tornare a fare il premier, si ritaglia un ruolo politico diverso, da regista della politica del centrodestra e di chi aspira a riunire di nuovo l’elettorato moderato. In un post precedente, dal titolo “Moderati, ultima chiamata” avevo già scritto dell’intenzione di Berlusconi di fare il passo indietro e del suo appello rivolto a “tutti i moderati, che rappresentano la maggioranza degli italiani, e non si riconoscono nella sinistra guidata dalla Cgil e da Vendola“. Ma ora c’è un’ulteriore novità non di poco conto: le primarie del centrodestra che si terranno a metà dicembre, il 16. Primarie per scegliere a chi affidare la leadership pidiellina con una investitura che parte dalla base, dagli elettori, come chiedevano il segretario Alfano e altri. Scelta importante, invocata da molti, premessa indispensabile non solo per il rilancio del partito ma anche per scenari di alleanze più ampie in vista delle elezioni politiche di primavera e del dopo Monti.

Così Silvio, aprendo la strada ai giovani e ai volti nuovi del partito, rimette in moto la politica e costringe anche innovatori, critici, conservatori del Pdl a mettersi direttamente in gioco, a tirare fuori il quid che serve a convincere la massa dell’elettorato moderato incerta se andare a votare o mano, attratta dal populismo delle invettive di Beppe Grillo o dal nuovismo generazionale e blairiano di Matteo Renzi. Un Pdl che si può mettere in campo un’offerta politica di centrodestra convincente, con un programma credibile che si rifà alle sue idee fondanti. Primarie per far uscire il partito dalla palude in cui è finito, dagli scontri e dai personalismi. Ricambio generazionale, di idee e di capacità di rappresentanza politica. Con l’area centrista – come avevo già scritto – messa di fronte a uno scenario e a responsabilità diverse. A cominciare Casini, dal Fli per finire a Italia Futura e Luca Cordero di Montezemolo. Chissà che anche loro non decidano di fare “cose sagge”, al centro dello schieramenro moderato. Passo che sembra invece intenzionata a fare la Lega di Roberto Maroni che comunque, come gli altri, aspetta di vedere il risultato delle primarie pidielline.

La mossa di Berlusconi ha riaperto davvero i giochi e non è detto che la sinistra sia così sicura di vincere alle politiche, tenendo conto che in quel campo le primarie di coalizione si stanno rivelando vere e quindi laceranti per il Pd, perché sono un congresso non tanto di coalizione ma di partito di linea politica e sono foriere di rischi spaccatura, come ha cupamente capito Walter Veltroni che teme i guasti di un abbraccio fra Bersani e Vendola.  Mi pare riduttivo commentare la scelta di Berlusconi come “l’ultima barzelletta” dopo “20 anni di improntitudine” come hanno fatto Padellaro e Travaglio sul Fatto, parlando di ventennio di “potere assoluto”. Dimenticano che quel ventennio ha percorso non solo un arco di vita italiana non trascurabile che ha visto alternarsi governi di centrodestra e governi di centrosinistra, cosa mai avvenuta prima di Berlusconi che da “dittatore” come spesso è stato dipinto dai soliti noti, se n’è andato tranquillamente a fare l’opposizione, ma soprattutto ha governato grazie al consenso elettorale e non per investitura regale o per diritto divino. Voto degli italiani che evidentemente, quando premia il centrodestra non ha lo stesso valore e la stessa qualità di quando premia il centrosinistra. Voti buoni e voti cattivi, in mezzo il Grande Nemico. Schema davvero semplicistico. Troppo per essere vero e credibile. Ora Berlusconi ha sgombrato il campo dagli ultimi alibi alla creazione possibile di un rassemblemant dei moderati. Chi sente o pensa di avere il quid si faccia la sua battaglia. Questo è il fatto e da qui la politica riparte.

AGGIORNAMENTO. Dopo la sentenza di condanna a Milano per la vicenda dei diritti tv, Silvio Berlusconi dice: “A Roma la Cassazione mi ha assolto con formula piena sulla stessa materia. Come mai non si è tenuto conto di questo?”. Poi parla delle conseguenze politiche della condanna: ” Mi sento obbligato a restare in campo per riformare il pianeta giustizia perché ad altri cittadini non capiti ciò che è capitato a me”.

Via Monti, l’Imu e meno Merkel. Ecco il manifesto di Berlusconi di Stefano Filippi

Il Cav al Tg5: VIDEO

Berlusconi: “Un passo indietro per amore dell’Italia”
Un addio che sa tanto di arrivederci
di Vittorio Feltri
La decisione un anno fa dopo il vertice di Bruxelles di Paolo Guzzanti

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