Il nostro Paese, e anche l’Europa, hanno bisogno di strategie politiche che mettano al primo posto l’interesse nazionale, la società e il lavoro.

Nessuno può dirlo con certezza, ma per il momento sembra molto probabile che si arriverà ad elezioni anticipate dopo l’approvazione della legge elettorale, che dovrebbe arrivare entro la prima settimana di luglio. Inevitabile dunque che i partiti politici siano in piena attività di preparazione alla campagna elettorale e di stesura di programmi.

Tornare a ragionare sulla possibilità di attivare meccanismi di contrasto alla povertà e protezione per le fasce produttive e sociali più deboli, sottraendole alla selvaggia concorrenza internazionale e ridare al lavoro il valore e la dignità che gli sono propri, sono questioni imprescindibili a cui la politica, ma anche formazioni sociali che rappresentano la società civile, non si possono sottrarre dal fornire risposte concrete.
E il sindacato, corpo intermedio per eccellenza, al crocevia di cambiamenti epocali, ha il dovere e la necessità di non perdere terreno, di governare al meglio le nuove sfide della globalizzazione e di un mondo del lavoro in continua trasformazione.

«Il sindacato rappresenta uno stimolo positivo per la politica, la quale dovrebbe investire sulle persone, sulla formazione e sulla ricerca, con l’obiettivo di sconfiggere i livelli di disoccupazione del nostro Paese, che sono tra i più alti d’Europa» ci spiega il segretario generale dell’Ugl, Francesco Paolo Capone.

Francesco Paolo Capone

Francesco Paolo Capone

 

«Una preoccupante tendenza, che ho visto ripetersi negli ultimi Governi, è la mancanza di politiche di sviluppo, il che non va a migliorare la ben nota situazione del debito pubblico italiano. Il nostro Paese, e anche l’Europa, hanno bisogno di strategie politiche che mettano al primo posto l’interesse nazionale, la società e il lavoro. Possiamo dire di stare vivendo una quarta rivoluzione industriale, senza però capire dove ci sta portando. La globalizzazione e il libero mercato hanno determinato il trionfo dell’economia, in particolare della componente finanziaria, con il conseguente indebolimento delle politiche nazionali. È il Governo» continua Capone «a dover dar delle risposte concrete, attraverso strategie di crescita e sviluppo socio-economico.

Quindi secolo lei le misure varate in questi anni dai governi di centro sinistra in materia di lavoro non si sono dimostrate inadeguate?

«Assolutamente no. Il Jobs Act ha letteralmente arrestato il mondo del lavoro incidendo, in particolare, sui giovani e ha diffuso l’utilizzo improprio dei voucher per coprire, oltretutto, l’emersione del nero. In Italia non a caso 5 milioni di giovani sono disoccupati. In media solo 40 ragazzi, al di sotto dei 34 anni, su 100 hanno un lavoro. Ai giovani vengono offerte solo umilianti proposte di stage e tirocini, spesso con condizioni retributive inaccettabili. E in questo contesto, trovo assenteista il Governo che non ha varato alcuna misura per creare nuove opportunità professionali. E questo, è strettamente collegato al fatto che non esistono progetti strutturali per incentivare le attività e la capacità produttiva delle economie locali. Bisogna investire sulle piccole e medie realtà per ridare vita all’intera economia italiana. Inoltre, il Jobs Act ha reso più facili i licenziamenti e, anche in questo caso, chi paga sono i lavoratori che espulsi dal ciclo produttivo hanno difficoltà a ritrovare un nuovo impiego. Per non parlare dei voucher il cui valore economico è inferiore di qualsiasi retribuzione oraria per quanto riguarda il lavoro indipendente, umiliando ulteriormente i lavoratori».
A partire da Marzo Ugl ha tenuto una serie di conferenze programmatiche a livello territoriale che confluiranno nell’evento conclusivo nazionale di Roma a settembre. Quali sono stati finora i temi affrontati?

«Ad oggi siamo stati a Venezia, Torino, Enna, Salerno, Bari, Cagliari, Pisa, Genova e Milano con l’obiettivo di sviluppare e condividere temi prioritari per il sindacato quali il lavoro, l’economia, l’industrializzazione, la globalizzazione, la cultura sociale, un nuovo rapporto con la politica. Il ruolo del sindacato è quello di essere a contatto con i cittadini-lavoratori, per comprendere le esigenze di chi lotta, tutti i giorni, per arrivare a fine mese. Un tema caro all’UGL è l’importanza di investire nella formazione dei singoli, anche attraverso il nostro l’aiuto. Per questo, credo sia necessario lavorare in sinergia con le istituzioni locali e nazionali, proprio per sviluppare e rafforzare il welfare nel nostro Paese, senza discriminazione tra nord e sud Italia».

Lei ha dichiarato che l’obiettivo di queste conferenze è anche quello di contribuire allo “sviluppo di una nuova cultura economica e politica e alla nascita di una nuova classe dirigente, competente e dotata di capacità di visione”. In che modo?

«Credo fermamente che ci voglia preparazione e conoscenza per affrontare le criticità in cui verte l’Italia e il ruolo dell’Ugl è anche quello di essere aperto alla formazione. Sono convinto che il binomio politica-sindacato possa essere una valida risposta a quelle che sono le esigenze dei cittadini, attraverso il dialogo e il confronto con il Governo. Per questo, vorremmo offrire la nostra esperienza e competenza alla classe politica italiana, sperando che possa essere uno scambio proficuo per l’elaborazione di un nuovo modello di sviluppo, socialmente responsabile».

Il Movimento 5 Stelle per stilare il programma Lavoro si è affidato al sociologo Domenico De Masi che ha scritto un libro dal titolo “Lavorare gratis, lavorare tutti” nel quale teorizza che i disoccupati debbano fare “una grande protesta lavorando gratis per ottenere così il lavoro pagato e la riduzione dell’orario di lavoro degli occupati”. Lavorare meno di 40 ore settimanali è un punto cardine del programma pentastellato. Cosa ne pensa? E sul reddito di cittadina che idea ha?

«Trovo le considerazioni del sociologo offensive e inaccettabili per chi è in cerca di lavoro e nonostante l’impegno, e la voglia di trovare un posto retribuito, è costretto a restare a casa. Il Movimento 5 Stelle conferma di non avere gli strumenti idonei per gestire il grave problema della disoccupazione in Italia, affidandosi ad un programma lavoro che ironizza e declassa l’occupazione, puntando sull’impiego gratuito. Per quanto riguarda il reddito di cittadinanza rispondo che non si possono strumentalizzare e utilizzare per i propri fini le aspettative di chi non ha lavoro. Visto che Grillo, tra l’altro, richiama S. Francesco, gli vorrei ricordare che per i francescani la vera dignità si realizzava appunto nel produrre e, quindi, nel lavoro. Ha ragione il Segretario di Stato Vaticano Parolin quando rievoca l’importanza della parola lavoro riportandola al sacrificio e all’appagamento. Con il populismo non si va da nessuna parte e se si vuole parlare di futuro, l’unico modo per farlo è trovare i mezzi per creare posti di lavoro.  Si tratta di una proposta chiaramente assistenzialista e, direi, improduttiva, anzi contraria al virtuosismo consumi-produzione- lavoro».
Pensa che il centrodestra riuscirà a trovare un’intesa? I temi del welfare e del lavoro possono essere un collante, un punto programmatico comune fra FI- Lega – FdI?

«Il welfare e il lavoro devono essere un collante e il perno della classe politica italiana nella sua unità mentre siamo, come al solito, in presenza di turbolenze e giochi di potere che vanno a ripercuotersi su quelle che sono le condizioni precarie del nostro Paese»

 

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