Resa dei conti in Campidoglio tra i consiglieri grillini e il vicesindaco Bergamo sulle nomine nelle società partecipate

La poltrona di Zètema potrebbe essere il casus belli fra l’ex Pd Bergamo e i consiglieri guidati da Ferrara e De Vito

 

Che fra gli esponenti del Movimento 5 Stelle della prima ora e le new entry scelte da Virginia Raggi a comporre la sua giunta non scorra buon sangue è cosa ben nota. Dopo il noto affaire Marra/ Romeo, un’altra tegola sta per abbattersi sul Campidoglio e sui fragili equilibri che legano il sindaco ai suoi consiglieri: il vicesindaco e assessore alla cultura Luca Bergamo.

Virginia Raggi Luca Bergamo

Virginia Raggi Luca Bergamo

Non è un mistero che Bergamo sia stato, in un passato non molto lontano, “vicino” al Partito democratico romano e a testimoniare le sue simpatie per Matteo Renzi non mancano in rete tweet inequivocabili. «Un eccellente nuovo Presidente della Repubblica italiana. Una gigantesca vittoria per il primo ministro Renzi, una bruciante sconfitta per il Partito di Berlusconi» scriveva l’assessore capitolino all’indomani dell’elezione di Mattarella al Colle.
Ovviamente la provenienza di Bergamo non è mai stata digerita da quella fazione di grillini che potremmo definire “duri e puri” che hanno fatto della loro “verginità politica” e dell’estraneità alle precedenti gestioni del potere il loro cavallo di battaglia.

A scatenare i malumori fra i banchi dell’Aula Giulio Cesare in questi giorni con l’approssimarsi delle nomine ai vertici delle società partecipate dal Comune di Roma, una fra tutte Zètema, società partecipata al 100% che opera nel campo della cultura,  e la gestione un po’ troppo “personalistica” di Bergamo. I consiglieri pentastellati guidati dal capogruppo Paolo Ferrara e dal presidente dell’assemblea capitolina Marcello De Vito hanno tutta l’intenzione di scongiurare l’evenienza che le istituzioni culturali capitoline possano essere ancora una volta gestite e controllate da persone provenienti dalla sinistra romana che da anni – si pensi alle giunte Veltroni e Rutelli – hanno il monopolio la vita culturale della Capitale. E Zètema rappresenta indubbiamente un asset strategico: tutto ciò che Roma Capitale investe per la promozione culturale e l’innovazione passa nella maggior parte dei casi esclusivamente da questa “sua” società. Dalla gestione e quotidiana di servizi museali all’organizzazione di mostre temporanee ed eventi internazionali, dagli spazi cittadini dedicati allo spettacolo, alla cultura ed all’accoglienza turistica ai servizi e alle biblioteche. E ancora: progettazione, conservazione, Musei in Comune, siti e monumenti, gestione di case e luoghi della cultura, ludoteche, “Una mission – come si può leggere nel sito istituzionale di Zètema- votata ad ottenere una fruizione ottimale del patrimonio storico artistico della Città ed un core business che consiste nella gestione di attività e servizi culturali e turistici, oltre che nella organizzazione di eventi”. Non solo dunque uno strumento operativo i cui effetti strategici potrebbero risultare determinanti e rivoluzionari per la vita della città ma anche un business, appunto, e non di poco conto: solo nel corso del 2015 – ricaviamo dal bilancio pubblicato in rete – sono stati contabilizzati ricavi imputabili direttamente per 41.500.000 di euro circa (nel 2014 sono stati 45.000.000) e si sono generati ricavi da biglietterie, sponsorizzazioni, servizi commerciali ed altre attività riconducibili ai contratti di servizio ed affidamenti sempre con Roma Capitale per oltre 16.500.000 euro. A chi affiderà Virginia Raggi la guida della Società, e soprattutto, si atterrà alle indicazioni dell’assessore competente in materia, Luca Bergamo? Deciderà di agire nel solco della continuità – ricordiamo che Zètema è da 19 anni saldamente in mano in qualità di presidente e amministratore delegato ad Albino Ruberti, Pd di ferro e figlio di Antonio, esponente socialista confluito nei Ds più volte ministro e commissario europeo negli anni ’80 e ’90 – o agirà in nome di una rottura col passato, invocata a gran voce dai consiglieri grillini?

 

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