Ecco qui che un provinciale come me arriva a scrivere, più per caso che per mestiere, sul Giornale on line di Montanelli. Mi fa un po’ senso perché sono cresciuto, come la maggior parte dei lettori, nel culto del grande giornalista toscano. Se il mio vecchio fosse ancora al mondo oggi si commuoverebbe. Per un giornalista di campagna come sono io è un bel riconoscimento, un bel pezzo di strada compiuto nell’arco di 3 decenni in cui il mondo dell’informazione è completamente cambiato. E io sono diventato un vecchio bacucco. Correva l’anno 1982 quando scrissi i miei primi articoli per la cronaca di Sassuolo de Il Resto del Carlino, edizione di Modena, e frequentavo la quarta ginnasio. Andavo in treno  a scuola e compravo Il Giornale, che poi a casa veniva cannibalizzato da mio padre, articolo dopo articolo, trafiletto dopo trafiletto. Poi in realtà mi occupavo di partite di bocce, di gare di judo, di corse campestri, gli sport minori insomma. Allora gli articoli andavano “fuori sacco” dalla stazione ferroviaria di Sassuolo a quella di Modena, bisognava consegnarli entro le ore 16.00 e io ci correvo in bicicletta. Ricordo una volta marinai la scuola perché al Carlino di Modena arrivò una macchina misteriosa in cui tu inserivi gli articoli e spuntavano a Bologna in tipografia, si chiamava fax ma per me fu una cosa prodigiosa. E mi dispiacque perché una delle più belle avventure fu quando il fuori sacco (sempre lui) da Modena a Bologna fu bloccato su un treno che deragliò e accompagnai un impiegato della redazione lungo i binari in aperta campagna e recuperare le buste. Roba dell’altro mondo, a pensarci oggi.

E arrivo a scrivere su queste gloriose colonne di qualcosa che come il sesso riguarda tutti ma di cui finora nessuno scrive: la Borsa. E siccome abbiamo dato la stura ai ricordi spieghiamo anche perché io all’età di 47 anni mi occupo di Borsa, anzi di informazione finanziaria. Successe al secondo anno di università, alla discoteca Picchio Rosso di Formigine di Modena, dove un mio amico bocconiano, in mancanza di ragazze, spiego a me reietto studente di una scassata università statale che esistevano i mercati finanziari, che si poteva fare la grana, e che in fin dei conti era bello perché non avevi padroni. Io che sono sempre stato fissato con l’indipendenza ci misi due minuti e mettere insieme i pezzi: di calcio non capivo un bel niente, la politica mi faceva schifo, la giudiziaria era legata al territorio, insomma la Borsa con la sua immaterialità mi dava il destro di lavorare in maniera autonoma da casa.

Dopo pochi mesi scoprii l’analisi tecnica dei mercati finanziari con il secondo libro di analisi tecnica di Borsa pubblicato in Italia (Virgilio Degiovanni – Marco Mottana, Ipsoa editore) e da lì non mi sono più fermato. Da vecchio giornalista di campagna avevo capito che solo con la Borsa potevo essere indipendente da tutto e da tutti. Ma questa è un’altra storia che vi racconterò nei prossimi giorni …

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