La vecchia contadina di Castelfranco Emilia, provincia di Modena, indicava convinta un posto lontano dalla casa colonica dove ci trovavamo, un posto vicino ad un fossato e sotto un filare di vite. Là la vecchia contadina diceva che era morto un carrista tedesco durante gli ultimi combattimenti dopo lo sfondamento della linea gotica nell’aprile 1945. Una informazione scarna e apparentemente priva di senso, che a me, allora bambino, lasciava aperti altri interrogativi: se c’era un carrista morto dove era il carro armato; se c’era un carrista dove erano gli altri carristi; chi aveva ucciso un carrista ma non gli altri; e via andare.

Con il passare del tempo, parlando con i contadini vicini, la vicenda si colorò di altri dettagli: il carrista prima di essere ucciso da un partigiano era passato nell’aia della vecchia contadina e aveva chiesto aiuto, era ferito, sporco di nafta e di fumo, era terrorizzato. Qualcun altro mi disse che piangeva e mostrava la foto della famiglia. Con il passare del tempo altri indizi emersero: il carrista fu colpito da un gruppo di partigiani che lo lasciò moribondo sotto il filare e peggio un altro contadino venne a schernirlo morente, al contadino avevano ucciso il figlio i tedeschi e si vendicò calciandogli il volto e sputandogli addosso. Infine, solo pochi anni fa appresi che il corpo del tedesco fu recuperato senza scarpe.

E’ da questa vicenda che mi vide coinvolto bambino che nacque la passione per i vinti, per gli sconfitti, di tutti i tipi e senza particolari fini politici o ideologici. In particolare mi venne la curiosità della banalità del male e della banalità del bene, di come insospettabili contadini dell’Emilia Romagna potessero essersi trasformati in belve contro un ragazzo tedesco senza nome che in quel momento era semplicemente il nemico, il male, il diavolo e non perché avesse fatto qualcosa ma per la uniforme che portava.

Da quell’esperienza apparentemente insignificante è nata questa ricerca durata 20 anni sulla strage di prigionieri tedeschi avvenuta a Sassuolo, provincia di Modena, nell’aprile 1945. Giorgio Pisanò, fratello del più noto Paolo, combattente della RSI, onorevole dell’MSI e storico della guerra civile, ha realizzato un servizio su questo episodio che recentemente è stato postato su youtube e la cui url io qui riproduco per i lettori più giovani e per i più vecchi: la sensazione è che per la qualità dell’audio, del colore, per un mio aspetto aihimé giovanile ormai anche io faccio parte dei tempi che furono.

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