“Tra le varie futuristiche visioni – scrive Walter Demaria, redattore di www.rendimentofondi.it – ce n’è una che sta prendendo sempre più piede con concretezza nella comunità scientifica e anche politica internazionale: stiamo parlando ovviamente del Grafene.

Il grafene è stato definito il materiale che cambierà le nostre vite: stiamo parlando di un foglio spesso un atomo, trasparente come il vetro, ma resistente come l’acciaio e flessibile come la plastica. Il suo punto forte però è l’altissima conducibilità elettrica che lo porta ad essere considerato il materiale ideale per l’elettronica del futuro e non solo.

Allora è questa la vera cesura storica che il mondo sta aspettando?

Sappiamo che il mondo si nutre di rivoluzioni industriali: senza andare troppo in dietro nel tempo e scomodare i treni a vapore, il grafene è un valido candidato per rappresentare una rivoluzione simile a quella causata nel secolo scorso dall’utilizzo dei polimeri per produrre plastica.

Non a caso L’Unione Europea ormai già nel 2003 ha stanziato un miliardo di euro per svilupparne la ricerca nell’arco dei prossimi 10 anni in collaborazione con il prestigioso CNR: https://graphene-flagship.eu/

Parlando di Grafene- – scrive Walter Demaria, redattore di www.rendimentofondi.it –  si potrebbe scrivere un’enciclopedia in quanto addirittura ultimamente si parla di foglietti di grafene come stampi per costruire nuove protesi ossee; ma noi ci focalizzeremo sugli studi relativi alle batterie del futuro.

Nel nostro articolo di qualche mese fa che riproponiamo: http://rendimentofondi.it/sviluppo-sostenibile-le-auto-elettriche-sono-il-futuro-adesso/ avevamo sottolineato che il grosso scoglio tecnologico ancora da superare affinché le auto elettriche possano davvero rappresentare la mobilità del futuro sono appunto le batterie.

D’altronde lo sperimentiamo tutti i giorni con i nostri smartphone, oggetti pagati magari 1000 euro e che sono vecchi già alla nascita; anche in questo caso la colpa principale è delle batterie a ioni di litio è che si rovinano con il tempo e la durata inevitabilmente degrada.

Lo stesso discorso vale ovviamente per qualunque oggetto alimentato con accumulatori elettrici che oggi sono altamente inefficienti; negli anni scorsi, i ricercatori hanno lottato prima con l’“effetto memoria”, poi con la durata, con la dimensione, con gli sbalzi di conducibilità in base alle temperature.

È impensabile per l’utente pensare di avere un’automobile che dal 20% di ricarica possa passare immediatamente a zero senza dare la possibilità al conducente di porvi rimedio!

Ma non solo, le batterie sono pesanti e ingombranti, e questo fa sì che motori elettrici compiano uno sforzo maggiore che si trasforma in consumo maggiore.

Oggi si immaginano batterie al grafene in grado di immagazzinare una energia 20 volte superiore alle comuni batterie al litio, e promettono di farlo con pochi secondi di ricarica e uno spessore modestissimo.

Il nostro però è un giornale di finanza e non intendiamo redigere un trattato scientifico, dunque nei prossimi articoli ci focalizzeremo su come poterne trarre un vantaggio economico.

Lo diciamo subito a scanso di equivoci, purtroppo non esiste ancora un ETF grafene; reputiamo che l’industria finanziaria in questo momento stia scontando un ritardo assordante rispetto a questo tema e probabilmente qualche fondo avrà già iniziato ad acquistarle.

La scommessa sul futuro è ovviamente basata sul fatto che i prezzi di questo materiale saliranno in maniera impetuosa quando esso sarà industrializzato e alla portata di tutti.

Ma quando si parla di futuro – conclude Walter Demaria, redattore di www.rendimentofondi.it –  bisogna anche pensare a quale orizzonte temporale si intende: infatti se focalizziamo le nostre ricerche su di un orizzonte temporale per noi realizzabile, non possiamo dimenticarci anche del Litio e del Cobalto.

Oggi la corsa alle auto elettriche è già partita, e al momento gli sforzi delle case automobilistiche si stanno ovviamente concentrando sulla tecnologia attualmente disponibile, senza troppi voli pindarici.

Nei prossimi articoli vedremo come è possibile cercare di portare a nostro vantaggio queste idee.”