Per un secondo, un attimo, spegnete il televisore, chiudete il cellulare. E rifletttete. In qualche parte del pianeta — tra i monti dell’Afghanistan o tra le trincee del Kurdistan, nei deserti africani o in altri luoghi, tutti decisamente poco ospitali e per nulla accoglienti — vi sono soldati italiani che operano, combattono, uccidono e, quando la sfiga arriva, crepano. In silenzio. Senza rompere le scatole. È il loro dovere. È una loro scelta. Punto. Sono i “fantasmi”, gli “invisibili”. Mentre leggete queste righe, un manipolo di uomini è in missione. Ovunque. Di loro poco o nulla sappiamo. Meglio. La riservatezza […]