Shangri_La Muscat - Al Husn private beach

La spiaggia privata dell’Hotel Shangri-La

Mi avevano detto che l’Oman era bellissimo, mentre la sua capitale Masqaṭ (in arabo) o Muscat (in inglese), peccava di fascino. Così quando sono partita non nutrivo grandi aspettative per quella città dal nome mal tradotto (in italiano diventa Mascate, che stride foneticamente con il suono, pieno e rotondo di Oman, il Paese dalle Mille e una Notte). Ma per fortuna i toponimi sono una cosa, la realtà, spesso, tutt’altro. Anche i pregiudizi non sempre corrispondono al vero, visto che mi è bastato atterrare all’aeroporto e salire su un taxi per ricredermi. Lungo il tragitto verso l’albergo, il paesaggio che mi ha tenuta tutto il tempo con gli occhi incollati al finestrino, era una poesia mediorientale illuminata dalla luce di un cielo senza nuvole. Da un lato le montagne di roccia che si allungavano come pennellate color ocra verso l’azzurro del golfo, dall’altro il mare ipnotico ricamato da spiagge bianchissime riservate ai resort più esclusivi. In mezzo, ritmato dal saliscendi di strade impeccabili a sei corsie, il mosaico dei quartieri seguiva con precisione l’andamento frastagliato della costa – la metropoli si estende per quasi 80 chilometri – rivelando poesie urbane che mutavano aspetto a ogni curva, come se non si trattasse di un unico luogo ma di tante realtà… Ma cosa si vede a Muscat, suggestioni a parte? (deciso: suona meglio in inglese).

 

Front de mer à Mutrah

Lo Skyline di Mutrah

Il cuore storico di Mutrah: immancabile, con il porto, il souq e l’elegante Corniche dove i giovani passeggiano al tramonto, occhi incollati allo schermo dell’iphone, fino al nucleo ancora più antico di Old Muscat. E poi le torri di guardia in collina, i fortini ereditati dall’invasione portoghese, la caleidoscopica silhouette del Palazzo del Sultano che purtroppo è chiusa al pubblico (l’hanno visitato in pochissimi, e solo personaggi del calibro della regina Elisabetta II d’Inghilterra). Si guarda da fuori, ma il colpo d’occhio ha il suo perché.

 

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La Sultan Qaboos Grand Mosque

La moschea 2.0: nel quartiere di Bawshar, si chiama semplicemente, Sultan Qaboos Grand Mosque. È lo stupefacente edificio di culto aperto ai turisti (solo al mattino dal sabato al giovedì, senza spalle scoperte né bermuda), sfavillante di marmo bianco intagliato da arabeschi classici, con il labirinto di cortili raccolti attorno alla grande sala per le preghiere. Dentro trovate mosaici, legni, un gigantesco lampadario a cascata e un tappeto persiano tessuto a mano in quasi 4 anni di lavoro: pesa 21 tonnellate, è composto da 1.700 milioni di nodi ed è la principale (ma non unica) attrattiva di questo monumento.

 

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La Royal Opera House

L’Opera House che parla italiano: diretto dall’italiano Umberto Fanni, questo tempio della musica ha un cartellone di concerti di prim’ordine e consente di ammirare il volto colto di Muscat, con il gotha omanita che sfila a ogni prima indossando abiti di alta sartorialità e gusto impeccabile. Li realizzano giovani stiliste alla moda come il duo under trenta Kooki & Zee (trovate i loro capi in una boutique all’interno del Jawharat al Shatti Mall) e le affascinanti sorelle Lubna e Nadia Al Zakwani con il loro brand Endemagé. La scia sensuale di profumi lasciata dalla maggior parte delle signore è quasi sempre firmata Amouage, brand di essenze esotiche che potete acquistare nella fabbrica-boutique alle porte della città. Oppure, meno poeticamente, nel negozio in aeroporto e in quello romano di piazza del Parlamento.

 

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La fashion designer Nadia Al Zakwani di Endemagé

 

Info: www.omantourism.gov.om

Elena Luraghi @elena.luraghi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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