Le ostriche più buone del mondo? Risposta lampo, quelle bretoni. Sbagliato, ma volete mettere la celebre regione transalpina con il Poitou-Charentes, semi-sconosciuto (in Italia) dipartimento della costa atlantica francese? Nome difficile da memorizzare, Poitou-Charentes (Bretagna, invece…). Eppure è qui, a tre ore di Tgv da Parigi, che si coltivano le fines e le spéciale de claire, le ostriche più carnose e raffinate del pianeta. Per capirci qualcosa bisogna partire dall’inizio, dalla conformazione di una costa che a un certo punto si ritaglia una baia rotonda come un ventre materno, dove l’onda è lunga e il vento costante. Da una parte la terraferma, dall’altra Oléron, l’isola più grande di Francia dopo la Corsica. E in mezzo la sacca di Marennes, dove l’Atlantico e l’ingegno umano hanno creato un labirinto di canali e piscine di acqua salata che favoriscono lo sviluppo della navicula blu, una microalga fondamentale per la crescita delle ostriche.

Pensare che è cominciato tutto con un naufragio: «Qui un tempo si coltivavano ostriche portoghesi, poi un giorno passa una nave carica di ostriche giapponesi, affonda, e da allora le nipponiche hanno preso il sopravvento», racconta Aline Dubuy, ostricoltrice. Le giapponesi sono di una qualità pregiatissima, ma è solo con il già citato mix di baia, onda e canali, che il valore della materia prima si affina fino a meritarsi l’Igp: «Le ostriche vivono 3, 4 anni nell’oceano, poi passano nelle vasche di acqua salata dal fondo argilloso del bacino di Oléron (le cosiddette claires), dove riposano un mese», continua. «È qui che diventano speciali». Per assaggiarle a un passo dai coltivatori si va da Le relais des salines (Le Grand-Village Plage – Port des Salines), oppure da Le Cayenne, un capanno non privo di fascino in rue Martyrs, direttamente accanto alle piscine: sei ostriche vanno via per poco, ma bisogna provare anche le cozze, tenere e gustose.

Le fine de claire si gustano anche più a nord, su un’isola poetica che nei weekend primaverili è invasa dai parigini chic. Si chiama Île de Ré, paradiso di 30 chilometri x 5, una boccata di spiagge, oceano e spirito ecologista: 100 chilometri di piste ciclabili, spiagge che sono state dichiarate patrimonio naturale, riserve per la protezione degli uccelli. L’ha cantata Aznavour, l’ha immortalata il regista Darryl Zanuck nel suo film Il giorno più lungo. St-Martin de Ré, il capoluogo, è un villaggio in perfetto stile côte ouest, top del contemporaneo chic. A cena si va da Le Serghi, café restaurant scolpito dalla luce atlantica con menu di pesce, cozze e ostriche, e per dormire ci sono le camere romantiche dell’Hotel de Toiras, palazzotto color pastello dalle grandi finestre bianche affacciate sul porto, della catena Relais & Chateaux. Lusso senza fronzoli e charme da vendere.

Info: http://it.france.fr

Elena Luraghi @elena.luraghi

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