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Alcuni italiani, dopo aver visto andare in fumo buona parte dei propri risparmi  nel falò della crisi, non vogliono più saperne della Borsa. Wall & Street non intende esprimere un giudizio sull’opportunità di tale scelta o soffermarsi sul fatto che investire sulla corporate Italia quotata Piazza Affari sarebbe un modo per aiutare la ripresa.

Preferisce limitarsi a registrare un’idea di investimento di nicchia ma suggestiva, sulla quale sono sorti anche degli appositi fondo di investimento. Il settore è quello degli strumenti musicali di fascia alta, a partire dai violini pregiati, che da 20 anni sembra garantire rendimenti costanti pari al 3% al netto dell’inflazione.

A fare i calcoli è Kathryn Graddy in uno studio per la  Brandeis University e la regola varrebbe sia per gli strumenti antichi (soprattutto Stradivari, Amati Guarneri del Gesù) sia per quelli di nuova fabbricazione. Tra i  fondi specializzati c’è il  Fine Violins Fund che è stato lanciato nel 2008 dal trader inglese  Florian Leonhard con l’obiettivo di raccogliere 60 milioni di euro da investire in 50 violini di fascia alta, realizzati in gran parte in Italia prima del 19esimo secolo.

Secondo uno studio dello stesso Leonhard negli ultimi 20 anni questa categoria si è apprezzata in misura superiore al 750%, con un andamento immune dalle volatilità delle Borse, del mercato immobiliare o di quello artistico nel suo complesso. Il tasso di crescita si attesta intorno al 10-14% annuo in media. Inutile dire che  fondi si rivolgono in primo luogo alle  famiglie realmente facoltose o ai cosiddetti servizi di family office, la cuspide del private banking che serve i veri «Paperoni» di tutto il modo, oltre che a esigenti collezionisti e alle fondazioni alla ricerca di alternative per impiegare il proprio patrimonio.

Wall & Street

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