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Wall & Street torna a occuparsi di Fonsai e in particolare di quanto sarà generoso il dividendo degli azionisti di risparmio. Dopo aver dato spazio alla posizione ufficiale della compagnia assicurativa  ormai controllata da Unipol, questa volta ascoltiamo l’opposta posizione dell’avvocato Dario Trevisan, che rappresenta gli azionisti di risparmio ed è pronto a dare battaglia all’assemblea del 23 marzo (25-26 marzo in seconda o terzo convocazione) per rimediare a quella che ritiene una discriminazione, anche senza considerare la “memoria” sui dividendi prevista dai titoli di risparmio di “categoria A”. Quelli che sono tenuti a garantire, appena possibile, ai possessori le cedole non distribuite negli anni di magra.

Prima di addentrarci nelle numerose simulazioni contenute nel documento predisposto dal legale per ottenere quanto ritiene giusto, dobbiamo premettere che si tratta di una lettura della situazione opposta a quella di Fonsai. Siamo quindi davanti a un contenzioso nato da regole di non facile nè univoca interpretazione. Un po’ come capitava con le  Grida spagnole che – diceva il Manzoni in uno dei più spietati spaccati sociali della Lombardia del ‘600 – “a saperle bene maneggiare nessuno è reo, e nessuno è innocente”.

La struttura del capitale Fonsai vede oggi 1.194.572.973,80 1.243.605.430 azioni così ripartite:  ordinarie 884.270.158,76 920.565.922;  risparmio “categoria A” 1.226.493,34 1.276.836; risparmio categoria B 309.076.321,70 321.762.672.

Da qui in poi l’interpretazione del legale che ritiene possibile anche l’esercizio del diritto di recesso per i soci che non hanno partecipato o hanno votato contro l’approvazione della delibera di accorpamento delle vecchie azioni di risparmio.

 

Queste classi di azioni – riassume Trevisan – godrebbero dei seguenti diritti:

a) le azioni di risparmio di “categoria A” (post raggruppamento) avrebbero diritto a vedersi riconoscere:

  1. un dividendo privilegiato di 6,5 euro cadauna e, in linea teorica, laddove fosse mai distribuibile
  2. un dividendo unitario per azione pari a quello di ciascuna delle azioni ordinarie – al netto delle “retrocessioni privilegiate” di cui si dirà oltre – ovvero il cosiddetto “dividendo base” (che per ragioni di chiarezza indicheremo anche con la lettera “X”);

b) le azioni di risparmio di “categoria B” avrebbero diritto a vedersi riconoscere

  1. un dividendo privilegiato pari ad euro 6,5% della cosiddetta “parità contabile”, ovvero, ad oggi, 0,036 euro per azione
  2. una “retrocessione privilegiata” sul monte utili in quota fissa definita dalla società “differenziale” (tra 6,5 e 5,6 euro per azione inerente il meccanismo di distribuzione del dividendo privilegiato alle azioni di risparmio di “categoria A” – di seguito “retrocessione privilegiata da classe A”) di 1,3 euro per ciascuna azione
  3. un dividendo base “X” che in linea teorica che verrebbe riconosciuto a ciascuna delle azioni ordinarie, come sopra definito;

c) le azioni ordinarie avrebbero diritto a vedersi riconoscere

  1. la sopracitata “retrocessione privilegiata da classe A” sul monte utili, in quota fissa definita dalla società “differenziale” (tra 6,5 e 5,6 euro per azione inerente il meccanismo di distribuzione del dividendo privilegiato alle azioni di risparmio di Categoria A) di 1,3 euro
  2.  l’ulteriore retrocessione privilegiata sul monte utili definita da Fonsai “differenziale” (tra 0,036 e 0,029 euro per azione inerente il meccanismo di distribuzione del dividendo privilegiato “classe B” di seguito “la retrocessione privilegiata da classe B”) ad oggi di 0,007 euro
  3. il dividendo base “X” che in linea teorica che verrebbe riconosciuto in via paritetica a tutte le azioni.

In questa impostazione, ipotizzando che Fonsai abbia un utile e possa distribuire un dividendo base X (qualsiasi fosse questo), ovvero un importo riconoscibile astrattamente alle azioni ordinarie, il meccanismo di ripartizione dell’utile tra le differenti classi di azioni sarebbe assoggettato allo schema come sotto riportato:

–          Azione di risparmio di “categoria A”:  6,5 euro per azione (dividendo privilegiato) + X = (6,5 euro +X)

–           Azione di risparmio di “categoria B”:  0,036 euro per azione (dividendo privilegiato) + 1,3 euro per azione (retrocessione privilegiata da “classe A”) + X = (1,336 euro + X)

–           Azione Ordinaria:  1,3  euro per azione (retrocessione privilegiata da “classe A”) + 0,007 euro per azione (retrocessione privilegiata da “classe B”) + X = (1,307 euro + X)

 

Per effetto di quanto sostenuto dal cda di Fonsai dato un monte di utili distribuibile di 110.977.732,18 euro ed ipotizzando di voler distribuire 0,05 euro (“X”) ad ogni azione, ne deriverebbe quanto segue:

–          Azione di risparmio di “categoria A”:  6,5 euro per azione (dividendo privilegiato) * n. 1.276.836 azioni = 8.299.434,00 euro (+ X per quanto non via sia tuttavia più la possibilità di distribuire altro: vedi sotto)

–          Azione di risparmio di “categoria B”:  0,036 euro per azione (dividendo privilegiato) + 1,3 euro retrocessione privilegiata da “classe A”) * n. 321.762.672 azioni = 11.583.456,19 euro + 418.291.473,60 euro = 429.874.929,79 euro (+ X non essendovi tuttavia più la possibilità di distribuire alcunché)

–          Azione Ordinarie: 1,3 euro (retrocessione privilegiata da “classe A”) * n. 920.565.922 azioni + 0,007 euro per azione (retrocessione privilegiata da “classe B”) * n. 920.565.922 azioni = 1.196.735.698,60 euro + 6.443.961,45 euro 1.203.179.660,05  euro (+ X non essendovi tuttavia più la possibilità di distribuire altro).

Dalle simulazioni sopra riportate – scrive sempre Trevisan – è evidente che, laddove mai fosse distribuibile un utile, oltre ai dividendi privilegiati di cui alle azioni di risparmio di “categoria A” e quelli di “categoria B”, pari al totale di 19.882.890,1 euro  il residuo utile (che nell’esempio  indicato sarebbe pari a 91.094.842 euro ), non potrà che essere sempre e solo distribuito tra le Azioni Ordinarie e le Azioni di Risparmio di Categoria B (in che proporzione non è poi dato di sapere!! ), essendo le somme da retrocedere in misura “fissa e privilegiata ed automatica” a tali classi di azioni pari  1.633.054.589,84 euro e ciò in ogni esercizio in cui venisse deciso di distribuire un dividendo base di qualsivoglia importo. Appare chiaro che dette somme  sono ampiamente esorbitanti con impossibilità di soddisfacimento degli stessi.

Wall & Street

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