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«Che cosa aspettiamo così riuniti sulla piazza?

Stanno per arrivare i Barbari oggi.

Perché un tale marasma al Senato?
Perché i Senatori restano senza legiferare?

È che i barbari arrivano oggi.
Che leggi voterebbero i Senatori?
Quando verranno, i Barbari faranno la legge».

(Konstantinos Kavafis, Aspettando i Barbari, 1904)

 

Ebbene sì. In Grecia assaltano i supermercati. In Grecia la popolazione comincia ad avere gravi problemi di sussistenza. Per la Grecia l’economista tedesco Hans-Werner Sinn ha implorato la pronta uscita dall’euro, pena la catastrofe umanitaria con tanto di intervento dei caschi blu dell’Onu.

Ma il problema della Grecia non era stato risolto alla fine dello scorso novembre quando la Troika (Fmi, Bce, Commissione Ue) garantì una nuova tranche di aiuti da 34 miliardi? E poi la Grecia in questi 4 anni non ha ricevuto oltre 270 miliardi di euro e  non ha beneficiato di una ristrutturazione al 30% del debito detenuto dagli investitori istituzionali? E la Grecia non è giunta ad avere un rapporto deficit/Pil nel 2009 vicino al 10% perché lo Stato non aveva tenuto sotto controllo la spesa pubblica?

Effettivamente è vero così come è vero che fino al 2008 gli impiegati statali (20% dei lavoratori dipendenti) assorbivano il 35% delle retribuzioni. Fino al 2008 i pensionati greci ricevevano il 96% del loro ultimo stipendio e la pressione fiscale era di poco superiore al 30%. Se a tutto questo aggiungiamo che lo Stato era (e in molti casi è ancora) proprietario di una buona fetta del sistema produttivo, non è difficile credere che il rapporto debito/pil sia potuto esplodere in quel periodo oltre il 120% (oggi è al 150%), ma è un’altra storia che vi stiamo per raccontare.

Nel 2009 tutti i nodi sono venuti al pettine a causa della crisi dei subprime che si è trasferita da questa parte del mondo occidentale. La Grecia difficilmente avrebbe potuto onorare i propri bond e ha chiesto aiuto all’Unione Europea e al Fondo Monetario Internazionale. In cambio di quegli aiuti di cui abbiamo parlato sopra, la Grecia è stata di fatto commissariata: ha dovuto attuare una severa riforma delle pensioni, tagliare gli stipendi dei dipendenti pubblici e anche licenziarli. Le tasse sono aumentate e il costo della vita è rimasto grosso modo invariato.

Ecco quali sono stati gli effetti dell’austerity:

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Qui sopra il pil greco fino alla fine del 2012 (i conti a mano li ha fatti Wall). In quattro anni si è andati indietro del 17%. La popolazione non guadagna, viene tassata e le imprese non investono. Qual è l’effetto?

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Eccolo qui!!! In due anni – dalla fine del 2010 a quella del 2012 – la disoccupazione è arrivata al 27%!!! Più di un greco su quattro non lavora!!! E se non si lavora, non si mangia…

La spesa per consumi pro capite annua del 2011 – ci dice Eurostat – è scesa a 17.000 euro (19.000 il massimo del 2008). Se si considera che i greci sono 10 milioni, in tre anni si sono bruciati 20 miliardi di euro di possibilità di consumo. Il salario minimo mensile di un greco nel 2013 – ci dice sempre Eurostat – è di 683 euro. L’anno scorso era di 876 euro. Quanto fa la differenza? 193 euro. In percentuale? Il salario minimo in un anno è diminuito del 22%.

Col costo del lavoro in calo le imprese estere fanno a gara per andare in Grecia? No! Il sistema bancario è in forte crisi: il Crédit Agricole ha ceduto la sua controllata greca Emporiki rimettendoci parecchio (840 milioni di euro) pur di uscire dal Paese. Ma ci sono delle eccezioni: un’impresa cinese vuole investire nel porto del Pireo, la Russia è interessata alle privatizzazioni energetiche, mentre il fondo sovrano del Qatar potrebbe comprare un aeroporto ad Atene per farne uno scalo per i turisti dell’emirato.

Almeno la situazione del debito pubblico è migliorata? Sì, ma col trucco. La ristrutturazione con un taglio al 30% del nominale dei bond detenuti dagli investitori istituzionali ha fatto sì che l’ammontare dell’indebitamento a fine 2012 scendesse a 305 miliardi di euro dai 368 miliardi del 2011 e così il debito/pil è sceso dal 176 al 156%. La durata media del debito si è allungata a 17 anni: la Quaresima è destinata a continuare.

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Inoltre, come si vede da questo grafico, la Troika si è sostituita progressivamente agli investitori stranieri e oggi possiede oltre la metà del debito greco. La possibilità dei greci di autodeterminarsi è molto limitata e, a parte gli scioperi (ma chi partecipa perde un giorno di lavoro!),  si può fare ben poco se non accettare i diktat. L’Italia, avendo contribuito ai Fondi salva-Stati dell’Europa (Efsf ed Esm), ha dato alla Grecia una ventina di miliardi che Bruxelles “gentilmente” ci carica come debito pubblico. Ma sono soldi ben spesi se si pensa che contribuiscono – seppur in minima parte – a evitare che la situazione degeneri ulteriormente.

La morale della favola è che l’austerity serve a poco. Per quanto i greci potessero aver peccato non meritavano un siffatto tormento. Una speranza di salvezza comunque c’è: lo sfruttamento delle miniere d’oro in Tracia vale 25 miliardi e la canadese Eldorado è in rampa di lancio. C’è poi da risolvere una disputa sulle acque territoriali con la Turchia: i giacimenti sottomarini di idrocarburi sono un vero tesoro. Ora però bisogna solo riuscire a sopravvivere…

Wall & Street

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