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I soci di risparmio Fonsai provano la strada della mediazione con Unipol, lasciando un messaggio nella buca delle lettere dell’amministratore delegato Carlo Cimbri,  un po’ come farebbe un’assemblea di condominio rispetto all’odioso diktat del padrone di casa che vuole imporre i suoi ukase facendo perno sulla maggioranza dei millesimi. In gioco, giova ricordarlo, ci sono le modalità da seguire per calcolare i dividendi delle speciali azioni di risparmio «classe A» di Fonsai. Quelle con la cosiddetta «memoria», che dovrebbero ora recuperare anche le cedole non distribuite negli anni di magra precedenti.

Wall & Street ha già dato voce sia alla interpretazione ufficiale dello Statuto dettata da Fonsai sia all’opposta lettura firmata per i soci di risparmio dal loro legale Dario Trevisan. L’idea resta che lo statuto della compagnia,  che per anni è stata appannaggio della famiglia Ligresti, non sia così distante dalle grida spagnole che reggevano la Milano del Seicento. Oggi il primo risultato concreto:  l’assemblea speciale degli azionisti di risparmio  «categoria A» ha bocciato quanto deciso dall’assemblea straordinaria del 27 giugno sull’aumento di capitale connesso all’operazione di aggregazione con Unipol, per quanto riguarda le parti considerate «lesive» dei propri diritti. Trevisan è stato quindi incaricato di avviare, attraverso un’impugnativa anche parziale, l’azione legale. Con la specifica però che l’avvocato potrà «soprassedere, interrompere o rinunciare» a tale offensiva se Unipol-Fonsai accetterà di eseguire la conversione delle azioni di risparmio di «categoria A» in azioni di risparmio di «categoria B» nel rapporto di 1 a 177 e di corrispondere, attraverso la distribuzione di riserve, dividendi arretrati per 13 euro complessivi per ogni azione di «categoria A» posseduta prima dell’annullamento per la conversione stessa.

Ora la parola passa a Cimbri.

Wall & Street

 

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