Avremmo potuto intitolare questo post: «Pd, nuoce gravemente alle banche». Ma il nostro è un blog economico-finanziario e non politico: numeri e non parole. Vogliamo solo presentarvi altri tre casi di banche in difficoltà a causa di una gestione non oculata e che, in comune, hanno il fatto di essere controllate da Fondazioni. Non parleremo di Mps. Abbiamo già dato, in più occasioni. Bensì di Carige, Banca Marche e CariFerrara. Sono tre istituti i cui azionisti di maggioranza hanno consiglieri nominati politicamente, soprattutto nell’area del centrosinistra. Come nel caso di Mps, questo non esonera il centrodestra da una responsabilità che è quella dell’omesso controllo. Se una Fondazione funziona male, gli enti locali lo sanno e spetta all’opposizione denunciare ad alta voce eventuali manchevolezze. Ma l’Italia funziona quasi tutta come la Regione Basilicata. Qual è la sua particolarità? Da oltre 20 anni la governa il centrosinistra perché in quell’area è confluito il grosso della ex Dc e il centrodestra (che ha ospitato la parte minoritaria della «balena bianca») s’è comodamente rassegnato.

Carige

Bankitalia ha imposto un cambiamento radicale della gestione dell’istituto genovese che dovrà nominare anche l’inconsueta (per Genova) figura dell’amministratore delegato e varare un rafforzamento patrimoniale  da 800 milioni. Nel 2012 il rosso è stato di 63 milioni e nei primi sei mesi del 2013 di 29 milioni, a causa di 240 milioni di rettifiche su crediti. Da una parte gli affidamenti al mondo imprenditoriale genovese sono problematici, dall’altra parte l’espansione assicurativa voluta dal presidente uscente Giovanni Berneschi ha mostrato i suoi limiti creando un deficit patrimoniale di circa 740 milioni. La Procura di Genova, dopo le ispezioni di Palazzo Koch, ha aperto un fascicolo su alcuni affidamenti un po’ troppo «generosi». Via Nazionale ha detto «stop», ma la Fondazione, presieduta da Flavio Repetto e consustanziale a tutto l’arco politico ligure, ha tentato fino all’ultimo di resistere sfiduciando Berneschi (con le dimissioni in massa di 8 consiglieri dal cda) che voleva aprire l’azionariato ai bolognesi di Unipol. L’unica soddisfazione per l’ente controllante è la designazione del nuovo presidente, Cesare Castelbarco trait d’union fra Genova e il socio francese Bpce. Ma come per Mps, anche qui è finito un mondo. Ci corre l’obbligo di una doverosa precisazione rispetto a quanto scritto sull’edizione cartacea del Giornale. Prima di virare su Castelbarco sembrava che la scelta dovesse cadere sull’avvocato Piergiorgio Alberti, già consigliere dell’istituto. «Ho ritenuto di fare un passo indietro visto che Bankitalia aveva chiesto un segnale di forte discontinuità, nonostante tutte le forze politiche mi avessero pregato di accettare la designazione», ci ha detto. Un gesto nobile.

Banca delle Marche

Ha chiuso il 2012 con un rosso di 527,7 milioni. Nei primi sei mesi del 2013 il rosso è stato di 232 milioni. Bankitalia non ha potuto far altro che metterla in gestione provvisoria per i prossimi due mesi. Servono 300-400 milioni di aumento di capitale. Una cordata di imprenditori marchigiani, tra i quali Francesco Merloni e Diego Della Valle, si è detta disponibile a intervenire per far sì che non sia fagocitata. Come ha raccontato Francesco Merloni al Giornale, riferendosi all’ex numero uno Lauro Costa, «la gestione delle Fondazioni (Banca Marche è controllata dai tre enti di Jesi, Macerata e Pesaro) è stata deleteria: non si può tenere per anni una persona che prima fa il presidente, poi il vicepresidente e poi ritorna presidente. Inoltre la banca non va male nei finanziamenti alle imprese del territorio, ma perché ha investito nell’immobiliare fuori dalle Marche». Vero fino a un certo punto: i crediti deteriorati sono pari a 4,75 miliardi di euro. Un po’ troppi per un istituto di dimensioni non grandi.

CariFerrara

La banca è in amministrazione straordinaria a causa di investimenti immobiliari sbagliati a Milano per 300 milioni di euro che hanno vanificato una ricapitalizzazione da 150 milioni. L’ex direttore generale ha riportato una condanna a tre anni in primo grado e dovrà risarcire l’istituto a titolo provvisionale per 25 milioni.

L’Italia è questa qui. La prossima volta che volete sparlare di banche, non sparlate solo dei banchieri…

Wall & Street

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