Pagare le tasse sta diventando il peggior  incubo degli italiani. I motivi sono evidenti in un Paese dove il fisco ingoia più della metà dei redditi dei cittadini, peraltro già falciati dalla crisi, e dove lo stesso governo Letta pasticcia con le imposte, fino alla beffa dell’Imu e della Tasi. Anche per questo sono in aumento le famiglie e le imprese che ricorrono alle rate per pagare le tasse: 398mila le rateizzazioni concesse da Equitalia nel 2013, per un valore di imposte che supera i 2,9 miliardi. Più dei due terzi delle rateizzazioni (77,2%) riguardano le persone fisiche. In testa c’è  la Lombardia con 321mila rateizzazioni per un ammontare di oltre 5 miliardi.

Secondo gli esperti, molti italiani sono vittima di una sindrome che possiamo definire di «ansia da rata», ovvero di un stato di profonda agitazione che compare al soltanto a parlare di Equitalia e tasse. In sostanza il Paese è uno sconfinato Urlo di Munch.

«Questa situazione è  il risultato di tanti fattori che si sommano ed influenzano – afferma lo psichiatra e direttore sanitario del Centro Medico Santagostino di Milano, Michele Cucchi – E’ pur vero che il continuo cambiamento degli stessi contributi oltre che dei relativi importi, confonde le persone che non sono totalmente in grado di prevedere la propria spesa».

Complessivamente dal 2008, anno in cui le rateizzazioni sono diventate di competenza di Equitalia, ne sono state concesse 2,2 milioni per un ammontare di 24,7 miliardi. Lo strumento della rateizzazione serve anche alle famiglie per fare fronte alla crisi. Tant’è che il 71% delle rateizzazioni riguarda debiti dall’ammontare contenuto, e comunque non superiore ai 5mila euro. Il 25,8% debiti (uno su quattro) è  compreso tra 5mila e 50mila euro. Solo il 3,2% supera i 50mila euro. Considerando gli importi, il 65,9% e’ stato concesso a imprese e il 34,1% a persone fisiche.

Tutto questo genera ansia, malessere, demoralizzazione, che, a volte, collassano in forme di disagio clinico. «Vivere costantemente nella tensione di dover far fronte al fine mese – prosegue Cucchi, che ha scritto il libro “Vincere l’ansia con l’intelligenza emotiva” – può far uscire la reazione emotiva dagli argini della normale reazione ansiosa che, come tutte le emozioni, ci aiuta a essere più efficaci nel fronteggiare gli ostacoli e le difficoltà. Fuori dagli argini, l’ansia diventa rimuginazione, insonnia, un costante senso di tensione fisica, si accompagna magari a somatizzazioni quali l’emicrania e disordini intestinali. Non abbiamo più quindi solo il problema del fine mese ma anche quello di non riuscire a gestire più la nostra reazione emotiva che sembra sopraffarci e toglierci le energie».

Se rispettare scadenze e pagamenti è una questione oggettivamente difficile da risolvere, è comunque sempre possibile affrontare le difficoltà nel miglior modo possibile, gestendo le proprie emozioni grazie all’intelligenza emotiva. «Usare e gestire intelligentemente le emozioni – conclude lo psichiatra  milanese – permetterà di affrontare le oggettive difficoltà con un maggior equilibrio, ci permetterà di scegliere comportamenti diversi dalla procrastinazione e dall’evitamento, che ci conducono impreparati alle scadenze e generano malessere. Usare l’ansia per preoccuparsi quando è utile farlo, gestire l’ansia anticipatoria, quella del pre-evento critico, sapendosi rilassare e “spegnere il pensiero” di tanto in tanto, pianificare nel lungo termine, sono tutte caratteristiche dell’intelligenza emotiva che ci aiutano in queste situazioni».

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