Caro Presidente del Consiglio Matteo Renzi,

Wall & Street vogliono scriverti una letterina per Pasqua per ricordarti una tra le tante situazioni drammatiche del nostro Paese. È vero: adesso ti sei impegnato per dare a chi guadagna poco 80 euro in più in busta paga e ti sei impegnato anche a tagliare l’Irap del 5% per le imprese (che poi stangherai aumentando al 26% l’aliquota sulle rendite finanziarie). Il fatto è che le aziende soffrono ancora tanto la crisi e tu l’unica risposta che hai dato è stata quella di ripristinare l’Imu sui fabbricati rurali strumentali. Se l’agroindustria viene trattata così, figuriamoci gli altri settori…

Ma il problema di cui ti vogliamo parlare è ben più grave: nel primo trimestre 2014 si è registrata una nuova consistente riduzione della puntualità nei pagamenti delle imprese italiane nei confronti dei partner e fornitori. A marzo, infatti, solo il 38% delle imprese è stata puntuale nell’onorare le fatture, un calo di ben 8 punti percentuali rispetto al primo trimestre 2013, quando la media era del 46 per cento. Un altro dato che evidenzia le difficoltà del sistema dei pagamenti italiani è sottolineato dai ritardi oltre i 30 giorni, arrivati al 16%  (+45,2% rispetto ad un anno fa e ben il 192,7% in più rispetto al 2010).

Questi numeri li ha messi insieme Cribis nel suo Studio Pagamenti.

Nel dettaglio, a fronte di una quota pari al 38% di imprese puntuali, il 45,9% ha pagato con un ritardo fino a 30 giorni medi, mentre il 16,1% del totale ha saldato le fatture oltre un mese dopo la scadenza, registrando la percentuale più alta dal 2010, quando le imprese che pagavano con gravi ritardi erano ferme al 5,5%. Rispetto al primo trimestre 2013 i pagamenti puntuali sono calati del 17,2%, quelli fino a un mese di ritardo sono aumentati del 6,7%, quelli gravi, oltre i 30 giorni, sono saliti del 45,2%.

«Questi dati ci forniscono lo specchio di uno scenario nuovo», ha commentato Marco Preti, amministratore delegato di Cribis. «I ritardi di pagamento e in generale la rischiosità delle aziende italiane – ha aggiunto – si assestano oggi su un nuovo livello, più alto rispetto al passato. Sicuramente è difficile ipotizzare una riduzione dei ritardi nei pagamenti e del livello medio di rischiosità commerciale del tessuto aziendale italiano».

«Analizzando l’andamento dei fallimenti – ha evidenziato Preti -, si nota come nell’ultimo anno siano aumentati del 14% e di oltre il 50% rispetto al 2009. Un’altra evidenza deriva da una nostra recente ricerca sul Credit Management in cui oltre l’80% delle aziende italiane ha dichiarato di aver subito un grave insoluto e nel 40% dei casi si trattava di clienti con un’anzianità di fornitura superiore ai 5 anni».

Insomma, caro Matteo, le aziende sono veramente alla canna del gas e non ce la fanno nemmeno a onorare a tempo debito le fatture dei fornitori. Certo, non possiamo dimenticare che tu hai promesso di sbloccare i crediti vantati dalle imprese nei confronti della Pubblica Amministrazione e per questo hai chiesto più tempo a Bruxelles per rispettare il pareggio di bilancio. Ma il problema è che i soldi rischiano di arrivare quando la frittata già è stata fatta!

A marzo 2014 il panorama dei pagamenti commerciali in Italia è stato estremamente diversificato. Infatti, mentre le imprese del Nord hanno mostrato una maggiore propensione a rispettare i termini pattuiti e a contenere il ritardo, nell’Italia Meridionale i pagamenti sono complessivamente meno puntuali.

Il Nord Est è risultato l’area geografica più affidabile con il 46,9% di pagamenti regolari. Nella situazione opposta invece si sono trovate le imprese del Sud e Isole, con solo il 25,1% di pagamenti virtuosi. Nel mezzo si assestano il Nord Ovest (43,7% di pagamenti alla scadenza) e il Centro (33,5%). Nei ritardi gravi la situazione è analoga, con ancora una volta il Meridione in grave difficoltà: ben il 27,9% delle imprese fatica a onorare gli impegni contrattuali (contro il 9,4% del nord est).

Caro Matteo, solo l’Emilia Romagna (48% di pagatori puntuali), il Veneto (46,9%) e la Lombardia (45,9%) riescono a essere veramente virtuose anche se a costo di indicibili sacrifici per gli imprenditori. In Sicilia, Campania e Calabria il problema viene risolto non pagando (sono tutte sotto il 23%). Può funzionare un Paese così caotico? Si può andare avanti in questo modo? Noi ti invitiamo a riflettere se non sia meglio abbassare le tasse in maniera decisa piuttosto che elargire regalini e mancette a destra e a manca!

Cordialmente con tanti auguri di Buona Pasqua!

Wall & Street

 

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