Gli italiani, malgrado lo Stato utilizzi i proprietari di case come un Bankomat da cui prelevare tasse crescenti, hanno ripreso a scommettere sul mattone, soprattutto al mare. Quest’estate sono aumentati i proprietari di casa nelle località costiere italiane.  In particolare, secondo l’elaborazione che il centro studi di  Casa.it ha compilato sulla base dei dati raccolti dall’Agenzia delle Entrate (e quindi dal fisco), sulle 600 località monitorate,  nel 2013  il 15% (capoluoghi di provincia compresi) ha registrato una crescita del +13,7% delle compravendite rispetto all’anno precedente. Un segnale da considerare positivo se si pensa che nel 2012 solo l’1,5% dei comuni ha registrato un aumento degli scambi.

Il mercato delle seconde case è il settore maggiormente colpito sotto vari aspetti: dalla crisi, dalle tasse e da un cambio delle abitudini degli italiani che preferiscono bed&breakfast o affitti brevi di appartamenti o recarsi in località esotiche spesso in proporzione meno costose delle località marine italiane. Dalla vivacità del mercato che si è registrato fino a metà degli anni 2000 durante i quali le compravendite crescevano all’anno a ritmi compresi tra il 2,6% e il 3,5%, fino all’apice delle 60.000 abitazioni traslate nel 2006, si è scesi a 16.000 compravendite, il 75% in meno. Nel giro di sette anni i valori delle case hanno registrato decrementi tra il 10% e il 30 per cento.  La ritrovata vivacità delle compravendite, tuttavia, non solo non è omogenea sul territorio (come si vede dalla tabella qui sotto) ma, nella gran parte dei casi è stata accompagnata «da un riallineamento verso il basso dei prezzi di vendita compreso in un intervallo fra il -18% e il -25%», nota   Daniele Mancini, amministratore delegato di Casa.it. In sostanza chi ha comprato lo ha fatto perché o prezzi erano tornati interessanti in una prospettiva perlomeno di medio periodo, e di conseguenza chi ha venduto ha dovuto accontentarsi. In alcuni casi, anche accettare una minusvalenza. 

Tra le regioni del Nord Italia solo la Liguria ha dato segnali di ripresa, con la riviera di Ponente che sorride più della riviera di Levante. Mediamente nelle località liguri marine le seconde case hanno perso oltre il 20% del loro valore rispetto a sette anni fa, con punte del 30% per gli immobili localizzati nelle aree non immediatamente prospicienti al mare. I cali dei prezzi hanno coinvolto sia le abitazioni da ristrutturare che quelle di più recente realizzazione, per le prime i cali sono stati più vistosi (dal -15% al -30%) mentre per le seconde più contenuti (dal -7,5% al -12%). Sempre negativi Veneto e Friuli Venezia Giulia come anche l’Emilia Romagna in cui la sola Cesenatico ha visto crescere gli scambi rispetto all’anno precedente (+6,5%). Per la Toscana i segnali di ripresa arrivano solo da una località che ha registrato negli anni passati un aumento dei valori molto vicino ad una bolla speculativa: Forte dei Marmi. Qui gli scambi (oltre 100 abitazioni compravendute) sono cresciuti del 17% a fronte di una discesa dei valori in media del 20%. A luglio di quest’anno i prezzi sono ancora scesi su base annua del 4,5% e probabilmente è stato toccato il livello più basso. L’altra area positiva è il Monte Argentario con un +20% di compravendite. Il mercato delle seconde case al Sud vede Campania, Puglia e Calabria in territorio positivo con 31 comuni e con i prezzi scesi in media negli ultimi anni fra un minimo di 16,5% e un massimo di 22%.

La Sicilia va meglio della Sardegna, la provincia di Messina ha prevalso con Taormina, Milazzo e Lipari e Gioiosa Marea. A Taormina il mercato ha dato segnali di ripresa dopo che i prezzi si sono ridimensionati del 21%. In Sardegna invece solo Stintino, Porto Torres e Palau che registrano una discesa dei prezzi rispettivamente del 9,6%, 11,4% e del 20% rispetto ai massimi del 2007.

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