L’Italia è uno scrigno di monumenti e tesori artistico-culturali, cui si aggiunge il rischiamo anche internazionale delle sue coste (basta pensare alla Sardegna) e delle Alpi. Spesso però il “logo Italia” soccombe, pugnalato da istituzioni inette nel sostenerlo e frenato da un’industria turistica frammentata e incapace di fare sistema.  Gianpaolo Vairo, bellunese dal 2007 a Barcellona, ha lanciato la start up Localler per offrire alle pmi del turismo una piattaforma di nuova concezione.

 

Perché ha lasciato l’Italia per creare una start up?

«Vivevo a Venezia dove avevo studiato come designer d’interni e poi mi ero specializzato in Business Administration. Dopo gli studi lavoravo come designer di interni e arredi per hotel e barche da crociera. Sono andato via nel 2007 perché sentivo di avere più opportunità all’estero e così ho scelto Barcellona avvicinandomi al settore immobiliare. In 2 anni sono passato da semplice agente immobiliare a responsabile di una società che affitta alloggi turistici. Da quel momento la mia esperienza si è focalizzata sugli affitti turistici e sul turismo in generale».

 

Com’è nata l’idea di una startup e perché hai scelto la Spagna per la tua startup?

«Insieme alla mia compagna Giulia abbiamo notato che c’era un grande potenziale nel turismo online e così ci siamo immaginati una piattaforma per le PMI europee del settore. Abbiamo cercato supporto per fondare la nostra start up in tutta Europa, dall’Italia alla Francia, passando per l’Inghilterra e la Germania e nessuno ha scommesso sul nostro progetto. Quando sembrava che non ci fossero speranze abbiamo finalmente trovato un incubatore d’idee (Incubio di Barcellona) che ci ha accolto a braccia aperte e ci ha dato la possibilità di sviluppare la nostra idea».

 

Cosa è diverso dall’Italia?

«E’ doloroso dirlo ma tutto è differente. Il clima, le persone, le istituzioni. Ti danno la carica per provare. Chi pensa che fare l’imprenditore sia difficile si sbaglia e chi non ci prova per questo motivo sta perdendo anni in maniera sciocca. Bisogna crederci, in Italia manca questa fiducia nel futuro. In Spagna c’è un florido ecosistema di startup e sia le istituzioni che le imprese ci credono. In Italia mancano questa coesione e questo interesse».

 

Quale è stato il percorso di sviluppo della startup? 

«È stato tutto abbastanza “facile” dal momento in cui abbiamo incontrato l’incubatore di idee. Dal giorno zero ci hanno aiutato a definire la nostra idea, migliorarla e farla crescere. Seguendo metodologie chiare e ben rodate, ci hanno aiutato a far crescere la nostra piccola impresa passando rapidamente dai 2 soci fondatori del 2013 a ben 7 dipendenti, tra sviluppatori, designer, commerciali ed esperti di marketing. L’incubatore ci ha inoltre aiutato a trovare i fondi necessari per sviluppare il prodotto e ora eccoci qui. Il lancio ufficiale è avvenuto da pochi giorni e siamo pronti a crescere in tutti i mercati europei».

 

Cosa fa Localler?

«Localler è la prima piattaforma in Europa che integra in un solo punto d’accesso la promozione, gestione e distribuzione di tutti i tipi di prodotti turistici (alloggio, attività, esperienze, tour, noleggi). La piattaforma si rivolge alle piccole e medie imprese e ai professionisti che operano nel turismo in Europa e in particolare in Italia per semplificare e automatizzare la gestione della disponibilità e dei prezzi sui differenti canali di vendita online (come  Airbnb, Wimdu, Trip4real) e offline».

 

Un consiglio a chi vorrebbe aprire una propria impresa?

«Credere nel progetto come se fosse un figlio. Non smettere mai di credere che sia realizzabile e cercare fortuna anche distante da casa, perché rischiare nella maggior parte dei casi ripaga. sono all’estero. Poi ambizione e lungimiranza: vedere le cose prima degli altri significa anticipare i concorrenti e riuscire nel proprio progetto».

 

Aprirete una sede anche in Italia?

«Tutto dipenderà dalla crescita e dalle prospettive di mercato, per cui non è escluso nel breve-medio periodo».

 

Perchè le pmi dovrebbero scegliere voi?

«Perché offriamo una piattaforma distinta da quelle presenti sul mercato. Invece di offrire sistemi per gestire canali di vendita esistenti forniamo strumenti per generare nuovi canali di vendita, anche offline e nuove modalità di vendita. Vogliamo stimolare una disintermediazione turistica, fomentare il passaggio dal turismo di massa a un turismo più sensibile alle reali necessita del territorio. E per questo abbiamo sviluppato l’“Open Product Platform”, uno strumento che permette ai professionisti di una stessa zona di condividere prodotti con un duplice vantaggio: aumentare la singola offerta e poter creare pacchetti turistici unici, senza costi di intermediazione».

 

Qual è il bacino potenziale di pmi turistiche in Italia?

«Fare oggi un bilancio reale delle imprese nel settore è difficile vista anche la congiuntura economica. Direi che siamo oltre le 15mila piccole e medie imprese».

 

Cosa secondo te manca alle pmi turistiche italiane per crescere?

«Una maggior informazione rispetto a quello che è oggi il mondo del turismo 2.0. E’ un settore dove la penetrazione della tecnologia ha raggiunto livelli altissimi. Siamo passati molto rapidamente da offline a online e poi dal web alla navigazione mobile. Il problema che vediamo è che ci sono molti professionisti fermi al turismo 1.0 con pagine web antiquate e non ottimizzate per i dispositive mobili quali smartphone e tablet. In aggiunta moltissimi siti non accettano né prenotazioni né pagamenti online. Oggi quasi l’80% delle prenotazioni turistiche si fa online e il 45% di esse su uno smartphone per cui il potenziale di crescita è evidente. Chi non si adatta rimane fuori e diventa assolutamente invisibile».

 

Cosa suggeriresti alle pmi per essere innovative sull’web e attrarre più clienti?

«Non esistono ricette o formule magiche. Bisogna saper utilizzare le nuove tecnologie con intelligenza, saper capire i propri clienti e soprattutto utilizzare i canali di vendita adatti. Sembra una cosa da poco ma in un mondo in cui l’offerta continua a cambiare non è facile orientarsi e chi non usa il web e i social media è tagliato fuori. I miei suggerimenti sono: 1) pagare solo se necessario: ci sono canali di vendita in cui vale la pena pagare una commissione o un costo di iscrizione solo se il ritorno è più che vantaggioso; 2) scegliere i canali con attenzione: ogni prodotto, per caratteristiche o per localizzazione, ha i suoi propri canali di vendita; 3) automatizzare i processi: siamo nel 2015, è necessario elevare il marketing turistico al 2.0. Ci sono decine di strumenti completamente gratuiti che possono contribuire ad automatizzare processi laboriosi che fanno perdere un sacco di tempo. Localler è chiaramente uno di questi».

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