L’Italia è il Paese con il più alto tasso imprenditoriale al mondo. eppure la legge di Stabilità sembra essersene dimenticata. L’azione del governo si è limitata a una meritoria proroga degli incentivi alle assunzioni (sebbene l’entità degli sgravi contributivi sia stata ridotta nel suo complesso) e a un’estensione del regime dei minimi per le partite Iva, ma tanto altro resta da fare.  Fare impresa in Italia è una sfida che supera le umane capacità perché persiste nel Paese una mentalità che guarda alle imprese con sospetto e che tende quindi a penalizzarle sul piano burocratico, giuridico, fiscale. Un sistema che danneggia le Pmi che rappresentano il 95,2% delle imprese italiane, ha ricordato ConfimpreseItalia nel corso della prima festa nazionale «Strette di Mano», svoltasi di recente a Cassino.

Guido D'Amico

«Le micro, piccole e medie imprese italiane  generano 16,1 milioni di occupati dei quali 11 milioni di dipendenti contro i 5 delle grandi industrie», ha ricordato il presidente di ConfimpreseItalia, Guido D’Amico, sottolineando che queste realtà rappresentano il 47,5% dell’occupazione privata. «Il 60% degli assunti nel 2015 proviene da micro imprese (164.040 di cui 149.050 da 1 a 49 dipendenti)», ha aggiunto evidenziando come «su 60 milioni di abitanti 6 milioni sono imprenditori.: non possiamo dunque non affermare che la capacità di fare impresa e la voglia di trasformare il Paese, rischiando del proprio faccia parte del dna di noi italiani».

Nel corso dell’assemblea ConfimpreseItalia ha lanciato un altro allarme. A quattro anni dall’entrata in vigore dello Statuto delle Imprese (ultimo provvedimento varato dal governo Berlusconi), non è ancora stata presentata la legge annuale per le micro, piccole e medie imprese, strumento fondamentale per l’attuazione dello Statuto stesso perché prevede che ogni anno il Parlamento dedichi una sessione alle nostre piccole imprese per intervenire a loro favore. Finora, nessuno dei tre ministri che si sono succeduti alla guida del dicastero dello Sviluppo economico, nonostante le molte promesse, ha dato seguito alla norma. Eppure quelle normative danno il via a un nuovo modello industriale che valorizza e mette al centro delle politiche la libertà di fare impresa la «grandezza dei piccoli», i criteri di rappresentatività delle organizzazioni datoriali. Lo Statuto delle Imprese contiene principi importanti a favore delle pmi (la libertà di iniziativa, la sussidiarietà, la certezza delle norme, la semplificazione, ecc.) ma anche delle norme che realizzano concretamente questi principi. Peccato che, al momento, tutto sia rimasto lettera morta.

Wall & Street

 

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