La pubblicazione delle minute dell’ultimo incontro del Fomc della Fed ha depresso ulteriormente il market sentiment nei confronti del biglietto verde e ha fatto ripartire in accelerazione la corsa dello yen, il cui cambio contro dollaro è tornato ai minimi da ottobre 2014 (da 125 a 108, -13% da giugno 2015) e si avvicina pericolosamente a 105,23. Ad essere massimamente indispettita del nuovo corso non può che essere la Bank of Japan, che vede allontanarsi inesorabilmente il suo obiettivo di raggiungere un’inflazione al 2% nonostante tutti gli sforzi prodotti dall’Abenomics negli ultimi cinque anni.

USDJPY«Gettare la spugna tuttavia non è ipotizzabile né tipico della cultura nipponica, pertanto ci aspettiamo che prosegua nella sua ostinazione intraprendendo nuove iniziative di politica monetaria in grado di fermare il rally dello yen», osservano gli analisti di Swissquote, Arnaud Masset e Yann Quelenn, aggiungendo che vi sono due possibilità di intervento per la banca centrale giapponese. «O espandendo il Quantitative and Qualitative Easing Program o, in alternativa, tagliando ulteriormente i tassi già in territorio negativo», precisano rilevando che «alcuni indicatori di risk reversal trade a un mese sul cambio dollaro/yen sono già in negativo (-1,48) ad indicare che gli investitori stanno comprando ulteriori protezioni contro un nuovo rafforzamento dello yen». Essi sembrano non credere che la BoJ abbia ormai né le capacità né la credibilità per arginare la situazione. E quindi l’acquisto di opzioni di vendita (put) sul cambio dollaro/yen (scommessa su un indebolimento del biglietto verde) è superiore in volume a quello di opzioni di acquisto (call) che presumerebbero un rafforzamento del biglietto verde.

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