fantasia

Oggi sui giornali è stato dato grande risalto alle parole del presidente Mario Draghi con le quali ha ribadito l’intenzione di mantenere l’autonomia della Bce dalla politica (soprattutto tedesca) che si lamenta per i bassi tassi di interesse che penalizzano il risparmio. E non potrebbe essere altrimenti: consegnare la leva monetaria nelle mani dei politici di professione significherebbe avallare un disastro (i politici badano al consenso e non ai numeri). Nemmeno il banchiere centrale, però, è uno scienziato o lo è nella misura in cui i suoi esperimenti indicano, di volta in volta, quale potrebbe essere la strategia migliore da seguire in un determinato caso. Anzi, c’è chi sostiene che l’economia sia una disciplina molto simile alla storia: racconta un passato che non necessariamente dà indicazioni sul futuro.

King-for-webE c’è anche chi sostiene che la pretesa scientifica dell’economia sia paragonabile a quella dell’alchimia. È l’ex governatore della Bank of England, Mervyn King, che nel suo libro The End of Alchemy (La fine dell’alchimia) denuncia errori passati e rischi futuri. L’alchimia di cui parla King non è nient’altro che il circolo virtuoso che retto la crescita economica prima della crisi del 2008. Le banche stampavano moneta (i tassi erano sotto il 5% in tutte le economie sviluppate), il sistema finanziario ne approfittava per investimenti redditizi e i cittadini, fidandosi di questa particolare congiunzione astrale, affidavano i propri risparmi al sistema oppure venivano finanziati allegramente. La crisi ha rotto l’incantesimo generando paura. King, da ex banchiere centrale, cerca di analizzare il fenomeno.

CapezzoneNella sua newsletter quotidiana l’onorevole Daniele Capezzone (che su questo blog abbiamo già conosciuto sia come autore che come politico) coglie cinque spunti in questo volume che riportiamo inserendovi qualche nota a margine. Il punto di partenza sarà costituito da ciò che Lord King affermava sorridendo durante le sue audizioni presso le Commissioni parlamentari inglesi, sorprendendo i suoi interlocutori. Dinanzi alla loro richiesta di previsioni, King invariabilmente rispondeva: «Non ho una sfera di cristallo». L’economista classico (e neoclassico) è proprio fatto così: non ingabbia la realtà in uno schema ma è sempre pronto a modificare la prospettiva.

  1. «Viviamo in tempi di radicale incertezza e non è possibile fare previsioni». I mercati sono volatili e difficilissimi da interpretare. Puoi, anzi devi, capire, studiare, elaborare scenari, studiare le dinamiche, ma soprattutto devi avere una coping strategy, cioè una strategia di adattamento ai problemi e alle situazioni così come si determinano e si modificano.
  2. La grande crescita dei Paesi avanzati tra il 2000 e il 2007 si attestava al 2,7% annuo. Eppure l’espansione anomala dei bilanci bancari, il ricorso diffuso ai derivati e l’incremento dei debiti sovrani rappresentavano in nuce un potenziale pericolo. «Alcuni inneschi (la bolla immobiliare, la crisi dei mutui subprime, il crollo di Lehman Brothers) hanno prodotto l’incendio che sappiamo», osserva Capezzone. Qui si può aggiungere (al di là della neutralità dei derivati che sono strumenti di copertura e che tuttora sopravvivono) che l’aumento degli attivi bancari (prestiti soprattutto) e quello del debito in presenza di una fase di espansione macroeconomica dovevano indurre con più rapidità a una politica restrittiva sia monetaria che di bilancio che temperasse questi squilibri. Così come impone la dottrina classica. Invece non si è fatto nulla perché la politica prospera molto bene in un’economia «drogata».
  3. Lord King descrive i vantaggi competitivi ricavati dalla Germania a scapito di troppi altri Paesi. E – testuale – spiega che le politiche «dettate da Bruxelles e Francoforte hanno imposto enormi costi ai cittadini d’Europa. L’incapacità dei governi di prevenire l’alta disoccupazione e di evitare riduzioni nel tenore di vita ha portato alla disillusione. Era prevedibile che molti elettori avrebbero cercato rifugio in partiti anti-sistema». E uno scenario da considerare, a questo punto, è una quasi inevitabile frattura dell’area euro, a suo avviso. Un Big Bang di cui la Brexit sarebbe un prodromo, ci viene da pensare.
  4. Secondo Lord King, occorre un totale cambio di paradigma nel rapporto tra banche e banche centrali per restituire fiducia ai cittadini. Le banche centrali, finora, hanno agito come «prestatori di ultima istanza» (lenders of last resort). Invece, secondo lui, dovrebbero trasformarsi in «prestatori di pegno per tutte le stagioni» (pawnbrokers for all seasons), cioè non solo nei momenti di crisi acuta. Le banche, a suo avviso, dovrebbero preventivamente negoziare con la Banca Centrale quanta parte dei propri asset costituire in garanzia (definendo i relativi haircut, cioè lo sconto applicato al bene portato in garanzia), ottenendo in cambio massicce linee di credito dalla Banca Centrale, in modo – quando ciò fosse disgraziatamente necessario – che tutti i depositanti possano essere certi di venire ripagati con una immediata e pressoché sicura solvibilità. Questo meccanismo darebbe sicurezza a tutto il sistema, preverrebbe assalti agli sportelli ed eviterebbe anche (visto il lavoro preventivo e tempificato di analisi degli asset dati in garanzia) che le banche facciano quello che fa, quando è drammaticamente indebitato, un cittadino disperato: se è onesto, è perfino pronto a vendere un orologio d’oro per pochi spiccioli; se è disonesto, cerca di spacciare per orologio d’oro un orologio scassato. Non riusciamo a non vedervi un tentativo di rendere immediatamente liquidabili tutti gli asset bancari. Non è l’helicopter money che abbiamo descritto qualche tempo fa, ma è una cosa che vi assomiglia moltissimo.
  5. Lord King, provocatoriamente, intitola l’ultimo capitolo del volume «The audacity of pessimism» (L’audacia del pessimismo), in contrapposizione allo slogan obamiano dell’audacity of hope. Secondo King, tassi eccessivamente bassi, debiti sovrani altissimi, crescita stagnante rischiano di innescare una nuova crisi. Anche se, non avendo la sfera di cristallo, non sappiamo quando e come potrebbe ripresentarsi.

Wall & Street

Tag: , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,