Atlante

«Atlante? È uno strumento buono lasciato al suo destino». Giuseppe Guzzetti, presidente di Fondazione Cariplo e dell’Acri (l’associazione delle Fondazioni di origine bancaria che ha investito 536 milioni nel Fondo Atlante) oggi ha espresso il proprio rammarico manifestando una sorta di pentimento. «Retrospettivamente avrei fatto meglio a non partecipare», ha detto. Il motivo? «Bisognava dare un pacco di miliardi ad Atlante per creare il mercato delle cartolarizzazioni e rompere l’oligopolio delle cinque grandi banche americane che comprano sofferenze a 13 centesimi, a 15, 16, 17 centesimi». La missione di Atlante era «fare quello che stava facendo a Siena per portare fuori dal bilancio i crediti deteriorati a 33 centesimi». Atlante, però, non è stato un fallimento perché ha permesso il salvataggio di Veneto Banca e Popolare Vicenza. «Ma è costato 2 miliardi e non so se bastano», ha chiosato.

GuzzettiI colpevoli? «Ci sono due banche straniere in Italia, Crédit Agricole (che controlla Cariparma, Carispezia e Friuladria) e Bnp Paribas (che controlla Bnl), che non hanno fatto la loro parte». Guzzetti nota che le liste di sottoscrittori prevedevano nominativi che non hanno ottemperato all’impegno preannunciato. Il numero uno di Fondazione Cariplo ha puntato soprattutto il dito contro due grandi istituti francesi che operano in Italia sia perché essendo attivi nel nostro Paese sono compartecipi del problema dei crediti in sofferenza che Atlante è chiamato a mitigare, ma soprattutto perché ricevono fior di commissioni dal governo italiano per il collocamento dei nostri titoli di Stato. Guzzetti ha ricordato che quei due gruppi stranieri «in Italia credo facciano utili e hanno anche loro delle sofferenze» e si è interrogato sul motivo per cui, pur operando in Italia, non siano solidali con tutto il settore. «Sto ai fatti: i soldi che dovevano arrivare negli elenchi che avevamo compilato non sono arrivati», ha tagliato corto. Insomma, secondo Guzzetti, prenderebbero più di quanto danno. Certo, Agricole e Bnp non sono gli unici che si sono defilati. All’appello sono venuti meno tanti altri big stranieri: a partire da Deutsche Bank (che opera direttamente in Italia tramite una rete di filiali come le due sopra) per continuare con Jp Morgan, Ubs, Citigroup, Barclays, Commerzbank, Goldman Sachs, Morgan Stanley e Bank of America.

DonnetL’unica compagnia lodata da Guzzetti è stata l’assicuratrice tedesca Allianz, sola investitrice estera in Atlante. «Si è comportata bene, con serietà», ha detto. E con questo par di capire che Guzzetti sia rimasto scontento di Generali che, pur essendo il principale gruppo assicurativo italiano, ha puntato su Atlante un chip da 150 milioni, il doppio di Allianz (che ha investito 50 milioni direttamente e 25 tramite la joint venture con UniCredit, Credit Ras Vita). Guzzetti non ha parlato esplicitamente, ma si è lamentato di coloro «che hanno preso i bond a Siena, pur essendo molto lontani», riferendosi gli investitori nei bond subordinati di Mps. E il pensiero non può non correre al gruppo guidato da Philippe Donnet visto che, in virtù della sua posizione, Trieste è molto lontana da quasi tutte le città italiane, Siena inclusa.

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