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La paura di nuove tasse e l’incerta evoluzione del quadro macroeconomico frenano consumi, investimenti e credito. È quanto emerge da una ricerca del Centro studi di Unimpresa, basata sui dati di Bankitalia, sull’andamento delle riserve delle famiglie e delle imprese italiane. I salvadanai sono complessivamente «ingrassati» di oltre 40 miliardi. In particolare, le giacenze sui conti correnti sono aumentate di oltre 82 miliardi di euro nei dodici mesi ad agosto, passando da 831 miliardi a 913 miliardi. Le famiglie non spendono e hanno lasciato in banca 33 miliardi in un anno (+3%), le imprese non investono e i loro fondi sono cresciuti di 13 miliardi (+6%), le banche, invece, hanno assistito a una contrazione della liquidità per 13 miliardi (-3%), ma allocata in forme di impiego diverse dal credito. Le riserve delle assicurazioni sono salite di 1 miliardo (+6%), quelle delle imprese familiari di 4 miliardi (+9%), quelle delle onlus di 919 milioni (+3%).

Tabella-riserve

Secondo lo studio di Unimpresa, il totale dei depositi è passato dai 1.556,3 miliardi di agosto 2015 ai 1.596,7 miliardi di agosto 2016 con un incremento di 40,4 miliardi (+2,60%). I salvadanai delle famiglie sono cresciuti da 888,6 miliardi a 922,5 miliardi con una crescita di 33,8 miliardi (+3,81%); i conti delle imprese familiari sono saliti da 47,4 miliardi a 52,08 miliardi in salita di 4,6 miliardi (+9,69%); i depositi delle organizzazioni non lucrative (onlus) sono aumentati da 24,4 miliardi a 25,3 miliardi in crescita di 919 milioni (+3,75%); i fondi delle aziende sono cresciuti da 217,6 miliardi a 231,01 miliardi in aumento di 13,3 miliardi (+6,15%); i conti di assicurazioni e fondi pensione sono passati da 20,1 miliardi a 21,5 miliardi in crescita di 1,3 miliardi (+6,87%); le riserve delle banche sono passate da 357,9 miliardi a 344,2 miliardi in discesa di 13,6 miliardi (-3,83%).

Quanto all’analisi per strumento, i conti correnti registrano una variazione positiva di 82,7 miliardi (+9,95%), cresciuti da 831,03 miliardi a 913.7 miliardi. In calo, invece, tutte le altre forme di deposito e raccolta a breve termine: per i pronti contro termine -4,08 miliardi (-2,53%) da 161,7 miliardi a 157,6 miliardi; per i depositi rimborsabili con preavviso -1,4 miliardi (-0,48%) da 301,2 miliardi a 299,8 miliardi; per i depositi con durata prestabilita -32,3 miliardi (-26,36%) da 122,8 miliardi a 90,4 miliardi.

Secondo il Centro studi di Unimpresa, «i dati mostrano che le disponibilità finanziarie delle aziende e delle famiglie italiane sono congelate». Se i cittadini accumulano per timore di nuove tasse, le imprese non investono perché non hanno fiducia nel futuro. Discorso a parte va fatto per le banche che registrano una variazione negativa della liquidità, con ogni probabilità dirottata su impieghi diversi dal credito che resta bloccato: ciò da un lato è legato a criteri sui parametri di bilancio troppo rigidi e dall’altro all’assenza di progetti importanti da finanziare.

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