Populisti 01La scelta di sostenere il progetto dell’Unione Europea e della moneta unica, seppur con forme diversamente critiche, da parte dei partiti tradizionali italiani, Pd in primis, non ha pagato. M5S e Lega sono i veri vincitori elle elezioni italiane, cioè proprio i due movimenti che non avevano mai nascosto diffidenze e antipatie nei confronti della costruzione burocratica di Bruxelles, dell’euro e della politica fatta di pareggi di bilancio e tasse. Quel tipo di cecità tecnocratica è, secondo noi, la principale responsabile della situazione attuale.

In fondo, a Bruxelles hanno creato solo mostri: Nigel Farage e l’Ukip alfieri della Brexit, lo sgangherato ex ministro delle Finanze greco propugnatore ella Grexit, Yanis  Varoufakis, i destri di Alternativ für Deutschland, la mancata presidentessa della Repubblica francese Marine Le Pen. E adesso l’exploit dei Cinque Stelle e della Lega di Matteo Salvini.

Forse, però, non c’è molto da festeggiare perché la formazione di un governo in Germania, ancora con Angela Merkel, sempre più orientata a una maggiore integrazione europea sull’asse con il presidente francese Emmanuel Macron, sembra non promettere nulla di buono. La volontà franco-tedesca è sempre quella di convincere l’Italia non abiurare alle proprie promesse di risanamento. E, qualora si volesse dibattere politicamente con loro, ci sarà sempre qualcuno pronto a ricordare che con 2.300 miliardi di debito basta il mormorio di un vento leggero di spread per ridurre il nostro Paese in macerie.

Basta leggere il commento di Blackrock. «Il notevole risultato ottenuto dai partiti populisti in Italia è stato controbilanciato dalla formazione di un nuovo governo in Germania. Vediamo la possibilità di pressione sui titoli governativi in Italia e nell’Eurozona». O come ha chiosato Elliot Hentov di State Street, «lo status quo italiano, caratterizzato dall’inerzia politica di fronte al declino economico, è decisamente insostenibile nel lungo periodo». Basta solo fare due più due.

Wall & Street

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