Dopo aver analizzato il passato e il presente di Mps, cerchiamo quindi di vedere che cosa potrebbe accadere nei prossimi 12 mesi. Il Monte, come detto, non ha grandi possibilità di realizzare utili e dovrà ripagare il prestito. Quest’ultimo tuttavia gli consente di conseguire un Core Tier 1 ratio superiore al 9% ed essere in regola con i parametri imposti dalla vigilanza bancaria europea dell’Eba. Nel corso di quest’anno il Monte porterà avanti il suo piano industriale: sempre più banca Internet, sempre più venditrice di prodotti bancassicurativi e, soprattutto, sempre meno filiali e dunque meno costi. Difficile, allo stato dell’arte, pensare che il piano di dismissioni (a partire da Mps Leasing & Factoring)  possa procedere con successo. Troppa l’instabilità «politica» e ancora troppo difficili le condizioni del mercato per pensare che si possa realizzare un introito che alleggerirebbe la pressione sul conto economico.

Oltre a questo trend industriale bisogna considerare due variabili indipendenti dalla volontà del management. Da una parte lo spread Btp-Bund, dall’altra parte quale sarà la perdita sui derivati emergenti in bilancio. In questo ci facciamo aiutare dagli analisti di Mediobanca che in un recente report hanno predisposto una griglia.

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Sull’asse delle ascisse ci sono i livelli possibili di spread, su quello delle ordinate le perdite stimate sui derivati di copertura. Le percentuali nella griglia sono i corrispondenti livelli del Core Tier 1. È chiaro che minori saranno le perdite e più contenuto lo spread tanto migliore sarà la patrimonializzazione della banca e tanto maggiore la possibilità di restituire gran parte degli aiuti di Stato.

L’ipotesi di scuola di Mediobanca è che lo spread rimanga sui livelli attuali, cioè attorno ai 250 punti base e che dai derivati non emergano altri «buchi» clamorosi e che quindi l’incremento di 500 milioni dei Monti-bond annunciato lo scorso novembre sia sufficiente a coprire le perdite. In questo scenario il Core Tier 1 del Monte si attesterebbe all’11,1%, ben oltre la soglia minima. Si può dunque ben rinunciare a 2 punti di patrimonializzazione per restituire parte del prestito statale.  Questi 2 punti equivarrebbero a 2 miliardi di euro. E gli altri 2,3 miliardi (cedole incluse)? Servirà un aumento di capitale. Sarà lì che si giocherà la vera partita e che si vedrà se sarà un socio privato o lo Stato a rompere il silenzio. Di sicuro, la Fondazione, che ha preannunciato l’intenzione di cedere un altro 10% della banca per ripagare gli ultimi 350 milioni di debito, non può più pagare…

Wall & Street

 

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