Datemi una stampante 3D e cambierò il mondo. In attesa di un nuovo Leonardo
Piccoli artigiani crescono con una parola d’ordine: innovazione.C’è Joey Hudy che a 16 anni ha costruito un mega sparacaramelle l’ “Extreme Marshmallow Cannon” che ha lasciato a bocca aperta il presidente Usa, Obama. E per fortuna a questa età i genietti non mancano anche in Italia. Ragazzini ingegnosi come Cesare Cacitti che a 14 anni ha realizzato una stampante 3D tutto da solo e dopo aver ottenuto la licenza media con un ragguardevole 9 ora si appresta a frequentare il liceo Scientifico.
Joey e Cesare sono tipi da MakerFaire ed infatti parteciperanno alla fiera della creatività tecnologica: MaikerFaireRome, dal 3 al 6 ottobre presso il Palazzo dei Congressi dell’Eur di Roma, (http://www.makerfairerome.eu/it/ ).
La manifestazione è nata In Usa e ora per la prima volta sbarca nel Vecchio Continente. Una grande esposizione di progetti provenienti da tutto il mondo messi a punto dagli artigiani del terzo millennio che sfruttano la tecnologia digitale per fabbricare quello di cui hanno bisogno per la loro vita quotidiana o magari anche soltanto quello che li diverte: minirobot, oggetti di design, stampanti 3d, occhiali interattivi e piante sonore.
Maker Faire Rome sarà scandito in 4 giornate. L’opening conference “How to reMake the World” (3 ottobre) curata da Riccardo Luna, presenterà i maker provenienti da tutto il mondo. Tra i tanti Jack Andraka che a 15 anni ha inventato un test per diagnosticare precocemente il cancro al pancreas ed Enrico Dini, un imprenditore italiano che progetta di stampare case di sabbia in 3D ma sulla Luna.
Il 4 ottobre è il giorno per le scolaresche. I ragazzi che parteciperanno ai vari workshop potranno vedere come funziona una stampante 3D o prendere parte a un laboratorio del riciclo creativo o costruire insieme un aliante in grado di volare.
Gli ultimi due giorni (5-6 ottobre) la Fiera sarà aperta a tutti. I visitatori potranno ammirare ed interagire con gli inventori, partecipare a corsi e seminari, provare a far muovere robot con il pensiero e imparare tutto sulle stampanti 3D.
Tra i progetti annunciati tanti Robot superumani. Come A-ladin che pare sia in grado di prendere le ordinazioni al bar. Iromec, il robot messo a punto dall’ Università di Siena che aiuta i bambini con difficoltà cognitive e handicap motori a giocare e interagire con l’ambiente circostante. Si potranno ammirare i le borse ecologiche di Silvia e Davide Trasformazione Est-Etica, fatte di corteccia e carta riciclate. E poi per quelli ai quali piace cambiare continuamente vestito c’è Lüme, la collezione di vestiti intelligenti dai ricami in grado di cambiare colore grazie a una app che comunica attraverso bluetooth.
Ai visitatori più piccoli piaceranno i Bare Conductive, pennarelli dall’inchiostro speciale per disegnare circuiti elettrici ed allenarsi a diventare i futuri Antonio Meucci. Per tutti i bambini dai tre anni in su invece ci sono i giocattoli educativi e creativo di In the Box Lab.
Oltre all’esaltazione della creatività e dell’innovazione l’idea che muove il movimento dei MakerFaire è che grazie alla facilità di approccio alle tecnologie digitali presto ognuno di noi potrà fabbricarsi da solo pezzi di ricambio o giocattoli per i bimbi o un attrezzo agricolo o una protesi artificiale. Insomma un mondo pieno di piccoli laboratori attrezzati indipendenti dove artigiani creativi rielaborano la realtà: i FabLab. È proprio nei FabLab che si è accesa la luce per quella che da molti viene ritenuta la nuova rivoluzione industriale.
Il papà dei FabLab si chiama Neil Gershenfeld http://ng.cba.mit.edu/, professore del Massachusetts Institute of Technology. Tutto è iniziato con un corso di studio rivolto agli studenti dal titolo “How to Make (almost) Anything” ovvero “Come fare, quasi, qualsiasi cosa”. e tutto il resto è venuto giù a valanga: i progetti e la nascita di tanti piccoli e grandi FabLab.
E anche in Italia si sta muovendo qualcosa. Al Maker Faire di Roma ad esempio ci sarà anche il Fablab del Muse . Un laboratorio di fabbricazione digitale, ospitato all’interno del Museo delle Scienze di Trento, dotato di un set completo di strumenti per la fabbricazione digitale (stampati 3D, frese a controllo numerico, macchine per il taglio vinilico, laser cutte), oltre ad una postazione per le lavorazioni elettroniche, una parete attrezzata per le lavorazioni “analogiche”, ed una piccola biblioteca di saggi e manuali relativi al mondo del “making”. Senza dimenticare che in Italia e più precisamente in un’aula dell’Interactive Design Institute di Ivrea è nata la prima scheda Arduino, microcontroller open source a libera disposizione di designer e creativi.
Gershenfeld è convinto che il mondo sia già dentro una nuova rivoluzione industriale, quella della la fabbricazione digitale dalla quale consegue una nuova etica economica che esclude a priori l’alienazione del lavoro. <Storicamente -dice il professore- Affari, Gioco e Formazione erano separati. Ma ora grazie agli strumenti della fabbricazione digitale li troviamo tutti insieme nei FabLab. In questi laboratori puoi avere il tuo guadagno, puoi imparare un mestiere e puoi pure i divertirti>.
Vengono subito in mente le botteghe degli artigiani dove gli apprendisti che apprendevano le tecniche della pittura e della scultura si chiamavano Giotto o Michelangelo. Il prossimo Leonardo Da Vinci, assicura Gershenfeld, uscirà da un Fablab. E speriamo che sia italiano anche il genio del futuro.