Italia in testa in Europa per la lotta al cancro
In Italia aumentano le vittorie nella battaglia contro i tumori. Una volta tanto sul fronte della sanita’ arriva una bella notizia: la sopravvivenza dei malati curati nel nostro Paese e’ superiore alla media Europea. Questo significa che negli ultimi anni ha funzionato meglio il sistema della prevenzione e soprattutto quello della diagnosi precoce che e’ uno dei fattori chiave per sconfiggere il cancro.
I dati sulla sopravvivenza sono riportati nello studio EUROCARE 5 condotto dai ricercatori dell’Istituto nazionale dei Tumori di Milano (http://www.istitutotumori.mi.it/) e dell’Istituto Superiore di Sanita’ (http://www.iss.it/) e pubblicato sulla rivista The Lancet Oncology. Il calcolo viene fatto a 5 anni dalla prima diagnosi di tumore. Sono stati prese in considerazione le dieci patologie piu’ diffuse e il monitoraggio ha coinvolto il 50 per cento della popolazione europea degli adulti e il 77 per cento di quella infantile.
La media della sopravvivenza al tumore dello stomaco (uno fra i piu’ aggressivi) e’ in Italia al 32 per cento contro il 25 del resto d’Europa; del rene al 67 per cento contro il 61; della prostata all’89 contro l’83; del colon 61 contro 57; mammella 86 contro 82. Ottime notizie anche per i tumori infantili: la sopravvivenza aumenta in tutta Europa e raggiunge il 79 per cento. L’Italia questa volta non finisce nella lista dei “cattivi”. Ma le differenze fra i vari paesi sono ancora drammatiche. Ancora molto indietro nella lotta per sconfiggere il cancro tutti i paesi dell’Europa orientale dove per esempio la sopravvivenza al tumore dello stomaco scende al 18 per cento anche se migliorano i dati per quello della mammella che sale al 73 per cento.
In tutti i paesi comunque aumenta il numero degli adulti che sopravvive a distanza di 5 anni. Una conquista importante se si pensa che soltanto fino a 15 o 20 anni fa una diagnosi di tumore veniva considerata come una condanna a morte inevitabile.
Roberta De Angelis, ricercatrice dell’Istituto Superiore di Sanita’, sottolinea come questo risultato sia da attribuirsi “all’incrementata diffusione dei programmi di screening e ai progressi dei protocolli di cura”.