Senza il maschile e il femminile ci resta soltanto il neutro ma lo chiede l’Europa
Prima l’abolizione dei termini padre e madre nei moduli per l’iscrizione a scuola sostituiti da genitore 1 e genitore 2 oppure genitore e altro genitore. Poi la polemica che ha coinvolto il comune di Venezia sulle lettura ai bimbi della materna di fiabe che raccontano storie di famiglie alternative: mamma o papà single e anche due mamme oppure due papà. L’ultima controversia è esplosa a Cagliari dove la Commissione Pari Opportunità del Comune presieduta da Elisabetta Dettori ha deciso di destinare 10.000 euro di fondi residui del 2013 ad un progetto didattico che prevede corsi di educazione alle differenze di genere, di orientamento sessuale e rispetto delle minoranze in due scuole elementari. Anche a Cagliari si è scatenata la guerra tra famiglie pro e contro questo genere di scelte, come era già successo prima a Bologna e in un liceo romano per la cancellazione del termine padre e madre e poi a Venezia per le fiabe “gay”.
In tutti questi casi si tratta di iniziative prese da singole istituzioni, enti locali come i comuni oppure addirittura singole scuole. Attenzione però a non cadere nell’errore di pensare che si tratti di soluzioni sporadiche prese in base al proposito personale di un assessore o di un dirigente scolastico. Anche in questo campo c’è lo zampino del Consiglio d’Europa che ha promosso un programma per il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere che prevede per tutti i paesi membri e dunque anche per l’Italia l’adozione di una Strategia Nazionale LGBT (ovvero Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transessuali) . Il nostro paese, condividendo l’iniziativa tramite il Dipartimento per le Pari Opportunità e l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni, http://www.unar.it/, si è impegnato a mettere a punto un piano di azioni integrate e multidisciplinari in grado di fornire una risposta ampia concreta e coordinata per il contrasto delle discriminazioni fondate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere.
E’ stato dunque varato un piano triennale di azioni pilota volte alla prevenzione ed al contrasto delle discriminazioni tenendo conto delle raccomandazioni del Consiglio d’Europa anche in materia di Istruzione. Raccomandazioni che riguardano ovviamente la condanna di qualsiasi forma di discriminazione legata all’orientamento sessuale ma anche la promozione della tolleranza del rispetto a cominciare dalla scuola. Quindi si invitano tutti i governi a <comprendere la comunicazione di informazioni oggettive sull’orientamento sessuale e l’identità di genere per esempio nei programmi scolastici e nel materiale didattico, nonchè la fornitura agli alunni e agli studenti delle informazioni, della protezione e del sostegno necessari per consentire loro di vivere secondo il proprio orientamento sessuale e la propria identità di genere>.
Nella nostra Strategia Nazionale sono stati individuati una serie di obiettivi. Ad esempio <ampliare le conoscenze e le competenze di tutti gli attori della comunità scolastica sulle tematiche LGBT> e ancora <favorire l’empowerment delle persone LGBT nelle scuole sia tra gli insegnanti sia tra gli alunni> e anche <contribuire alla conoscenza delle nuove realtà familiari, superare il pregiudizio legato all’orientamento affettivo dei genitori per evitare discriminazioni nei confronti dei figli di genitori omosessuali>.
Il Forum delle Famiglie ed altre associazioni di ispirazione cattolica e cristiana protestano e parlano di una “dittatura della minoranza” e di attentato alla nostra Costituzione che riconosce la famiglia fondata sul matrimonio. A sostegno delle loro ragioni possono appellarsi al fatto che anche nelle raccomandazioni del Consiglio d’Europa sul tema LGBT si riconosce che le misure prese dalle istituzioni scolastiche comunque <dovrebbero tener contro del diritto dei genitori di curare l’educazione dei propri figli>.